La Roma non ha perso lo scudetto ieri e il Napoli non è rientrato ancora nella lotta per il titolo ma il risultato del San Paolo mette un punto interrogativo sui primi e uno esclamativo sui secondi. La differenza l’ha fatta l’intensità, come ha detto Benitez alla fine. Poi le scelte degli allenatori. Poi il fatto che il calcio è uno sport che si basa sugli errori. Non vince chi ne fa di meno, ma chi fa quelli che non pesano.
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Il Napoli travestito da Bayern dà lezioni di calcio alla Roma
Lo scudetto è ancora possibile e i momenti bui passano, ma la concorrenza in zona Champions aumenta. L’importante è non perdere la fede nel gioco e, se possibile, limitare gli infortuni. E da lì ripartire.
Il Napoli sta bene fisicamente e la Roma no. Questo è il punto di partenza. Nel calcio è impossibile stare 9 mesi ad alto livello: il Napoli non lo era a inizio stagione e questo è costato l’eliminazione nel preliminare di Champions e un avvio molto stentato. Ora, però, la squadra è in netta ripresa e, con sette risultati utili consecutivi, è quella che in campionato ha la striscia positiva più lunga. Alla solita produzione offensiva Benitez ha aggiunto più attenzione in fase di non possesso. La forma — Koulibaly su tutti — permette di trasformare buoni giocatori in ottimi.
La Roma vive un momento opposto. Il primo tempo è sembrato il gemello di Roma-Bayern, con una sola differenza: quello di Champions finì 5-0 per i tedeschi e quello di ieri 1-0 per il Napoli solo perché Robben e soci furono spietati e i partenopei hanno invece colpito due traverse a portiere battuto (Callejon e Hamsik) e mancato un paio di altre opportunità per la bravura di De Sanctis su Insigne. Tre sconfitte nelle ultime sei gare, tra campionato e Champions, sono la punta dell’iceberg. Sotto la superficie ci sono troppi assenti (Maicon, Castan, Strootman), troppi giocatori reduci da infortuni (Manolas, De Rossi, Kelta, Iturbe) e qualche muso lungo di troppo (Destro).
Benitez ha scelto un giocatore meno fisico ma più bravo a ribaltare l’azione in velocità (Jorginho al posto di Inler) e ha avuto ragione. Il Napoli ha pressato alto ed è ripartito ogni volta che poteva, mettendo la tecnica al servizio della rapidità. Garcia ha rinunciato a De Rossi per Keita e provato una leggera variazione sul tema, forse dettata proprio dall’infausta serata con il Bayern: la Roma ha difeso con un 4-1-4-1, con due linee parallele, Keita schermo protettivo e Totti punta avanzata. Purtroppo per Garcia non c’è stata risposta sul campo: la squadra ha preso gol dopo 3’ e aveva già rischiato dopo 30 secondi; si è allungata anziché restare compatta; ha perso tutti i duelli sulle fasce laterali. Una Roma molto vicina alla legge di Murphy, per cui se una cosa può andare male sicuramente lo farà. Nello specifico: 1) la clamorosa occasione da gol per Florenzi (assist di Pjanic), a inizio ripresa, che poteva rovesciare la storia; 2) i cambi dopo 20’ della ripresa (Iturbe e Destro per Florenzi e Totti) che non hanno portato risultato. Errore del tecnico, come molti ora gli rinfacciano a Roma? Certo. Ma chi entra in campo deve dare di più.
Il Napoli deve cercare di prolungare il momento magico. Benitez sa che il turnover, inviso a molti, sarà invece la strada per cercare una clamorosa rimonta. A Garcia il compito di gestire il momento più difficile, mercoledì contro il Bayern, e domenica contro il Torino. Lo scudetto è ancora possibile e i momenti bui passano, ma la concorrenza in zona Champions aumenta. L’importante è non perdere la fede nel gioco e, se possibile, limitare gli infortuni. E da lì ripartire.
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