«La mia paura non è di essere uccisa o ferita, ma di subire violenze verbali — ha detto ieri Antonella Leardi, mamma di Ciro Esposito, il tifoso napoletano ucciso nei pressi dell’Olimpico prima della finale di Coppa Italia dello scorso anno —. Vengo attaccata su Facebook, mi mandano insulti anche sulla email, è una violenza psicologica. Stare davanti a una telecamera per me è un trauma, ma l’ho fatto perché si era messa su la macchina del fango. E questa macchina purtroppo, dopo 9 mesi continua: ora, dopo mio figlio, i bersagli siamo io e la mia famiglia». Il riferimento è agli striscioni esposti la scorsa settimana da alcuni romanisti («Che cosa triste, lucri sul funerale con libri e interviste», era uno di questi), motivo per cui il Giudice sportivo ha deciso di chiudere la curva Sud per la gara della Roma contro l’Atalanta, domenica prossima. «Sono persone che hanno il cuore arido» ha detto la Leardi a Raitre. «Il libro “Ciro Vive” è un’intervista di cui siamo stati tutti partecipi, io in primis, perché parlo di mio figlio e parlando di lui parlo di tutti i figli». Dopo l’episodio degli striscioni, la Leardi ha ricevuto la telefonata del presidente della Roma, James Pallotta, che aveva stigmatizzato l’accaduto e definito «fottuti idioti» gli autori delle scritte.
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La mamma di Ciro: «Non capisco perché tanta violenza verbale»
"Vengo attaccata su Facebook, mi mandano insulti anche sulla email, è una violenza psicologica. Stare davanti a una telecamera per me è un trauma, ma l’ho fatto perché si era messa su la macchina del fango"
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