"Gli italiani mentalmente sono simili a noi serbi. Non riescono a capire bene la prima volta". Aleksandar Kolarov ha passato da noi sei anni: tre alla Lazio e tre alla Roma. Ci conosce, scrive Luca Valdiserri sul Corriere della Sera.
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Kolarov: “Non sono ottimista, c’è poca disciplina”
Il terzino: "Italiani e serbi simili: tutti a casa o non ne usciremo"
"Molti non hanno preso sul serio la situazione. Tutti dovrebbero essere responsabili non solo di se stessi, ma anche delle altre persone. Gli esperti stanno lavorando duramente per aiutarci. Dobbiamo essere responsabili. Se si dice che bisogna restare a casa, si resta a casa. L’autodisciplina può risolvere questo problema. Se continuiamo così, invece, non ce la faremo. Qui a Roma l’hanno capito con calma, quando la situazione a Milano, Bergamo e Brescia ha iniziato a essere catastrofica. Ora le limitazioni sono molto severe e penso che lo saranno ancora di più perché ci sono persone che non rispettano le misure prescritte".
Il terzino della Roma è molto realista quando si parla di ripresa del campionato: "Il calcio non è una priorità in questo momento. E francamente non so come si possa ricominciare a maggio e finire entro il 30 giugno. Lo spero, ma non sono molto ottimista. Vorrei scendere in campo prima possibile, ma dobbiamo ragionare. Considerando l’Europa League, dovremmo giocare 17 o 18 partite in due mesi. Fisicamente lo sopporteremo, in qualche modo, ma vista la situazione in Italia non so come possa succedere. Nessuno può saperlo o pianificare qualcosa, non si sa quanto tempo potrebbe richiedere".
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