Il 6-2 subìto contro il Manchester United nella semifinale di andata di Europa League e gli infortuni in serie rendono il ritorno per la Roma una “mission impossible”, scrive Luca Valdiserri sul Corriere della Sera.
Corriere della Sera
I difetti del calcio italiano, la Roma li riassume
Le squadre europee sono avanti per condizione atletica, coraggio, mentalità, gioco associativo
La sconfitta è il simbolo di quello che è mancato alle squadre italiane in questa stagione: condizione atletica, coraggio, mentalità, gioco associativo.
1) Condizione atletica: la Roma aveva chiuso in vantaggio il primo tempo ed è crollata nel secondo, 5-0 per gli inglesi. La differenza di forza fisica e dinamismo è stata imbarazzante e ha ricordato la sconfitta della Lazio contro il Bayern: sempre secondi sul pallone, in balia dell’avversario.
2) Coraggio: Solskjaer ha schierato tutta l’artiglieria per attaccare la Roma, mettendo insieme Rashford e Cavani. Fonseca ha lasciato all’avversario quasi il doppio di palloni giocatori e 20 tiri contro 5 pur di non rinunciare alla difesa a tre. Un po’ di coraggio in più sarebbe servito anche all’Inter di Conte per fare strada in Europa, ma Eriksen per esempio ha giocato 5′ contro il Real Madrid e 6′ nell’ultima e decisiva sfida con lo Shakhtar Donetsk.
3) Mentalità: Fonseca ha centellinato per settimane i suoi giocatori, rinunciato al campionato per preparare due sole partite di Coppa. Ma perdere allena a perdere e adesso i giocatori sono quasi fuori dall’Europa League e al settimo posto in Serie A. In questo senso il Napoli poteva fare sicuramente di più in Europa League, un torneo alla sua portata. Però si pensa (quasi) sempre che andare avanti porti via energie alla lotta per un posto Champions. Le squadre non giocano più per vincere ma per piazzarsi.
4) Gioco associativo: lo United ha macinato azioni, la Roma ha cercato soprattutto i singoli. È un vecchio problema del calcio italiano. La Juventus, la più grande delusione, per vincere la Champions ha pensato a Cristiano Ronaldo e non a un gioco davvero europeo. Come dice Arrigo Sacchi: all’estero se una squadra non segna si cambiano gli schemi di attacco, in Italia si compra un nuovo centravanti.
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