rassegna stampa roma

Grazie a Garcia Gervinho si sente libero di volare

Decimo gol in serie A in 34 presenze, una media importante alla quale vanno aggiunti anche tre gol in Coppa Italia e undici assist.

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Rudi Garcia, nel precampionato, ha descritto così Gervinho e Iturbe, le ali che, nelle speranze romaniste, devono far volare la squadra verso lo scudetto: «Non posso ingabbiarli. Devo lasciar loro libertà e, nello stesso tempo, convincerli a fare certi movimenti senza palla per aiutare la squadra». La domanda era: possono convivere due fantastici «anarchici» in una squadra progettata per grandi traguardi? E, soprattutto, possono farlo in una Roma che, nella prima gara contro la Fiorentina, si è presentata con tre difensori nuovi come Manolas, Astori e Cole? La risposta arrivata sabato è: sì. La bravura di Rudi Garcia è esserci arrivato rinunciando nell’occasione al 4-3-3 — che è e resta il suo modulo preferito — virando sul 4-2-3-1, con Totti «falso nueve» davanti al tridente Iturbe-Pjanic-Gervinho. Le due «frecce» potevano essere servite da due brillanti creatori di gioco: Totti (79 palloni toccati) e Pjanic (93, con 70 passaggi utili e 5 occasioni create). 

Se Iturbe è la novità e si è battuto con molto impegno (45 palloni giocati, 3 falli subiti ma anche 3 commessi), Gervinho è la conferma. Garcia si fida ciecamente dell’ivoriano («Conosce alla perfezioni il mio calcio») e contro la Fiorentina gli ha chiesto un ruolo supplementare: dopo l’uscita dal campo di Totti, al 70’, è stato proprio Gervinho a fare la punta centrale. Il modo per colpire, con la sua velocità, la coppia Gonzalo-Savic, senza mai dare loro un punto di riferimento. È vero che Gervinho si è divorato, come gli capita spesso, qualche occasione di troppo, ma è nei fatti che sia entrato nel primo gol — tiro respinto da Neto, poi ribattuto in rete da Nainggolan — e che abbia chiuso la gara con il 2-0, al 93’, scartando anche il portiere. Decimo gol in serie A in 34 presenze, una media importante alla quale vanno aggiunti anche tre gol in Coppa Italia e undici assist. 

Garcia ripete sempre che è vero che Gervinho «a volte spreca qualche gol di troppo, ma quasi sempre sono occasioni che si è creato da solo». Gervais non potrebbe mai giocare «a due tocchi»: ha bisogno di sentire il pallone tra i piedi, lo gestisce in modo a volte caotico ma quasi sempre disorientando il difensore nelle sue lunghe cavalcate verso la porta avversaria. Ha una resistenza fisica alla fatica impressionante. Esagerando, ma non troppo, si può dire che tra l’80’ e il 90’ sia uno dei dieci giocatori più forti del mondo. Ecco perché Garcia non lo cambia quasi mai. Cinque dei 13 gol segnati da Gervinho in giallorosso, tra campionato e Coppa Italia, sono arrivati proprio negli ultimi dieci minuti. Per Gervais non è mai troppo tardi. I tifosi romanisti si sono abituati al suo gioco un po’ naïf, che si impara solo per strada, i difensori avversari non ancora. Ecco perché i dirigenti giallorossi non hanno esitato ad alzargli lo stipendio per rimediare all’errore di una clausola di rescissione troppo bassa, messa un anno fa, che quest’estate aveva fatto avvicinare al giocatore molti club.