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Garcia difende la Roma «Ma ora voglio i tre punti»

La Roma ha vinto una sola partita delle ultime cinque, è vero, ma il valore degli avversari non è indifferente. E non lo è la classifica, che vede i giallorossi secondi in campionato e secondi nel girone di Champions League.

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«Una gara l’abbiamo perduta nel modo che conoscete tutti e su cui non voglio tornare. Poi ci sono stati un pareggio a Manchester, contro il City, e uno in trasferta contro la Sampdoria, terza in classifica. Una vittoria (Chievo; ndr) e la sconfitta contro il Bayern in cui abbiamo sbagliato tutti, io compreso. Magari a qualcuno sembrano brutti risultati, io non sono d’accordo».

Rudi Garcia non difende soltanto il suo lavoro di allenatore. Difende, come al solito, il suo gruppo. La Roma ha vinto una sola partita delle ultime cinque, è vero, ma il valore degli avversari non è indifferente. E non lo è la classifica, che vede i giallorossi secondi in campionato e secondi nel girone di Champions League.

Stasera, all’Olimpico contro il Cesena, c’è un solo risultato: la vittoria. «Lo dico con rispetto per l’avversario, ma davanti ai nostri tifosi non posso che pensare ai tre punti». Il problema è tenere alta la concentrazione contro un avversario non di grido, a quattro giorni dalla trasferta di Napoli e sette dal ritorno contro il Bayern dell’1-7. E, nello stesso tempo, gestire bene le forze.

Previsto un po’ di turnover, con un turno di riposo perNainggolan che ha giocato più di tutti e, probabilmente, per Totti e Gervinho. Tornano a disposizione Keita e Manolas, si spera di recuperare Maicon per Napoli.

Si è parlato molto del limitato utilizzo di Destro, che stasera sarà titolare ma non ha giocato nemmeno un minuto in Champions League. Garcia non vede un «caso», ma una necessità tattica: «Mattia è un attaccante d’area. Quando ci sono partite in cui giochiamo partendo da lontano è meglio avere attaccanti veloci e Totti che ci aiuta nel possesso palla».

I tanti infortunati (Castan, Balzaretti, Strootman, Maicon), i giocatori rientrati e non al top (De Rossi, Iturbe, Keita), i nuovi che non hanno ancora convinto (Cole, Holebas), i giovani da non bruciare in un momento di difficoltà (Uçan e Paredes): fatti, non alibi. «Nelle ultime settimane molti hanno dovuto giocare stringendo i denti. Fa parte della qualità mentale di un professionista, finché non si prende un rischio per la salute sportiva. Con il ritorno di altri giocatori sarà più facile dare recupero e avere più energie in campo».