Le quattro coltellate non sono l’unico dato che manca nella cartella clinica del ricovero di urgenza di Daniele De Santis al Gemelli. Il referto non riporta neanche la ferita «da sfondamento» al lobo frontale destro causata a «Gastone» dai napoletani. Uno squarcio di 20 centimetri, ancora oggi ben visibile e dovuto - anche a giudicare dall’impronta che ha lasciato - a un colpo ricevuto col calcio della pistola Benelli che poi fece fuoco su Ciro Esposito e gli altri due partenopei. Scrive il gip Giacomo Ebner nell’ordinanza di custodia in carcere per De Santis, all’indomani del drammatico 3 maggio scorso: «La pistola che ha ferito i tre ultrà napoletani a Tor di Quinto è stata usata anche contro Daniele De Santis, che con quella stessa arma — una Benelli 7.65 con la matricola abrasa e ritrovata scarica, non inceppata — è stato picchiato e colpito alla testa dai tifosi partenopei».
rassegna stampa roma
«De Santis colpito col calcio della pistola»
Il referto del ricovero di De Santis al Gemelli non riporta neanche la ferita. I legali di Esposito parlano di mistificazione della realtà.
Le coltellate (due all’addome, due a un gluteo) e questa ferita sono invece contenute nella cartella clinica della struttura penitenziaria all’interno dell’ospedale di Belcolle, dove si trova l’ex ultrà romanista. Il referto del Gemelli, dove De Santis è rimasto solo 24 ore prima di essere trasferito a Regina Coeli, parla unicamente di frattura esposta tibiotarsica e del perone destro, di fratture costali e di frattura alle ossa nasali. L’ipotesi al vaglio dei magistrati è che al momento dell’arrivo al Pronto soccorso (dove viene assegnato un codice al paziente in base alla gravità delle ferite) ci si sia concentrati su quella gamba maciullata. «Quello che posso dire è che se ci fossero state delle lesioni da taglio importanti, De Santis sarebbe stato operato per quelle lesioni, ma siccome non è stato operato per quello...», ha commentato Giandomenico Logroscino, il medico del Policlinico Gemelli che intervenne. I legali della famiglia Esposito parlano invece di «tentativi di mistificare la realtà e proporre nuove e strumentali versioni sul reale svolgimento dei fatti».
I pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, determinati a fare chiarezza anche sul ruolo del secondo gruppo di napoletani che ha raggiunto e ridotto male De Santis, hanno disposto una nuova consulenza medica sul 48enne accusato di omicidio volontario e hanno acquisito tutti i documenti ospedalieri. E alla luce di questo diventa ancora più importante risalire alla storia della Benelli. Nella perizia conferita dal gip al Racis non ci sono gli accertamenti né sulla matricola, trapanata e dunque difficilmente ricostruibile, né sui segni lasciti dai proiettili che ha esploso. Su un’arma così poco diffusa (e bossoli caricati in maniera artigianale), questi segni potrebbero dire molto su chi e avesse già usato l’arma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA