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Il Corriere della Sera

De Rossi: “Esonerato dai Friedkin senza una parola. Totti? Per la Roma è ingombrante”

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Le parole dell'ex tecnico giallorosso: "Nella mia testa c'era l'idea di crescere insieme a una squadra giovane e alcuni giocatori più esperti con l'obiettivo di lottare per lo scudetto nel 2027, l'anno del centenario. E invece..."
Redazione

"Da quando ho smesso di giocare ho viaggiato molto in giro per il mondo e tanti altri posti voglio visitare per lavoro, curiosità e cultura personale. Ma una vista come questa dove la ritrovi? D'altra parte, se la chiamano la Città Eterna ci sarà un motivo, no?". Affacciato al mega terrazzo di una delle più belle case di Roma, lo sguardo di Daniele De Rossi si perde oltre il lungotevere: a destra Castel Sant'Angelo, a sinistra il Cupolone di San Pietro. L'ex allenatore è tornato a parlare del suo ultimo periodo alla Roma nel corso di un'intervista di Andrea Di Caro per Il Corriere della Sera. Queste le sue parole:

De Rossi, togliamoci subito il dente: ma che era successo? "Non deve chiederlo a me. Avevamo impostato un progetto di lungo periodo. Nella mia testa c'era l'idea di crescere insieme a una squadra giovane e alcuni giocatori più esperti con l'obiettivo di lottare per lo scudetto nel 2027, l'anno del centenario. E invece...".

E invece la sua stagione è durata appena quattro partite e tre punti. "So che nel calcio senza i risultati il tempo non te lo da nessuno, ma tutto è stato accantonato davvero troppo presto. Le stagioni ormai cominciano a metà agosto, noi abbiamo fatto il ritiro con 16 ragazzi della Primavera, il mercato aperto e la squadra ancora tutta da costruire. Gli ultimi 4-5 acquisti li ho allenati solo per pochi giorni".

"Un giorno allenerò la Roma", aveva sempre detto. E stato più un motivo di gioia guidarla prima del previsto o doverla lasciare all'improvviso? "Due sensazioni fortissime. Ma voglio tenermi l'onore e la felicità di averla allenata ed esserne stato all'altezza. Averla lasciata così presto, mi lascia la possibilità di riprovarci un giorno. Non lo vivo come un assillo, ma tanti allenatori, ultimo Ranieri, sono tornati nello stesso club più di una volta. Come diceva Califano: non escludo il ritorno".

Cosa rimprovera ai Friedkin? "Forse di non avermi parlato prima di prendere una decisione così drastica. E anche io avrei dovuto alzare più spesso il telefono visto il rapporto che avevamo. Ma li continuo a ringraziare perché mi hanno concesso di allenare la squadra del mio cuore. La decisione finale di esonerarmi l'hanno presa loro, ma credo sia stata tanto indirizzata, anche con versioni non rispondenti al vero, da chi oggi non c'è più. E non ha lavorato per il bene della Roma".

Ha mai pensato: i risultati di Ranieri li avrei raggiunti anche io? "No, perché nessun tecnico è uguale a un altro. Certamente intelligenza, l'esperienza e il pragmatismo di Ranieri sono stati fondamentali in quel momento. Posso solo dire che le mie emozioni vedendo l'Olimpico pieno di bandiere contro il Bilbao in Europa League, non sono state inferiori alle sue. Sarei voluto essere in mezzo a quel mare giallorosso: è stata una delle manifestazioni più belle, nella sua semplicità, che una tifoseria abbia mai messo in scena. Nessuna coreografia artificiale: ognuno con una bandiera mezza giallo e mezza rossa, come quando si era bambini".

Lei ha ancora un contratto per due anni. "Si, ma spero di farne presto uno con un altro club. Il contratto non è un vincolo per me".

Sul nuovo stadio a Pietralata. "A Roma c'è chi vorrebbe bloccare il progetto dei Friedkin da un miliardo per difendere una mini area abbandonata dove sono cresciuti alcuni alberi. Lo stadio a Tor di Valle saltò anche per salvaguardare una sconosciuta tribunetta storica semi distrutta dove bivaccavano i topi nella sporcizia. Questa per me è follia. Anche il progetto di Lotito sul Flaminio, inutilizzato da anni, incontra difficoltà. Paesi meno ricchi e sviluppati del nostro hanno impianti migliori. Tutto per colpa della burocrazia".

Cosa ha lasciato lei alla Roma? "Un gruppo sano, una dedizione al lavoro. E alcune giuste intuizioni".

Ha lanciato Svilar, fatto prendere Angelino, Soulé, Kone. C'è qualche altra intuizione che le è stato negata? "Sì, ma capita a tutti i tecnici. Non bisogna ricordare solo quello che ci fa comodo: io avrei puntato sul rilancio di Moise Kean, ma ho anche detto no a Retegui, poi capocannoniere"

Ci saranno mai altri due come Totti e De Rossi nella Roma? "Magari ce ne saranno due meno innamorati della Roma, ma che vinceranno più di noi.Più forti di me ci saranno, di Francesco la vedo dura".

È un peccato non vedere Totti nella Roma... "Mi spiace, ma capisco la ritrosia dei presidenti quando si avvicinano alle bandiere dei club. Non è facile gestire figure così ingombranti: ti danno lustro ma se vanno via lo stadio ti si rivolta contro".