rassegna stampa roma

Dai Giochi allo stadio: la febbre del rancore e il populismo degli anti-mattone

Il commento di Trevi su "Il Corriere della Sera": "L’unica cosa che ha fatto l’«onestà» a Roma è dire no alle Olimpiadi. In una città così impoverita di immaginazione, sarebbe un evento anche il nuovo impianto di Tor di Valle"

Redazione

Tutti sappiamo che a Roma è stata negata l'opportunità di ospitare una nuova Olimpiade, quella del 2024, dall'attuale governo della città, scrive oggi Emanuele Trevi su "Il Corriere della Sera". Roma produce quotidianamente un tale numero di notizie tristi e bizzarre che questa sarà ormai considerata una questione vecchia. Eppure, sembra che tornarci sopra sia un esercizio intellettuale utilissimo. Si dice che il partito che è salito al governo di Roma sia di ispirazione populista. E' innegabile che il movimento che ha trionfato alle ultime elezioni comunali romane è l'efficace interprete di un risentimento, di una frustrazione sempre più dilaganti nella nostra società. Questo rancore è senza dubbio giustificato dalla realtà dei fatti.

Ma produce, in chi lo coltiva con particolare intensità, una specie di stato febbrile cronico, che non sempre è il migliore alleato dell' intelligenza. Per fare un esempio, inneggiare in coro a un concetto astratto come «l'onestà», scandendo le sillabe come tifosi della Roma o della Lazio, non sembra una manifestazione collettiva di intelligenza, prosegue Trevi. L'«onestà» ha scacciato da Roma le Olimpiadi. La prima, e l'unica cosa che ha fatto l'«onestà» a Roma è dire no alle Olimpiadi. Tutti sanno che le Olimpiadi sono una cosa bellissima in sé e per sé. Eppure, per qualche oscuro motivo, «l'onestà» non le ha giudicate «oneste». In una città così impoverita di immaginazione com'è oggi Roma, sarebbe un evento anche il nuovo stadio di Tor di Valle, ma guarda caso, anche lì «l'onestà» ci vede qualcosa da ostacolare in tutti i modi. Donald Trump, il colosso degli «onesti», dovrebbe andare a scuola dai nostri. Lui, se il muro col Messico lo vuole fare, deve cacciare fuori i soldi, e tanti. A Roma si ottiene lo stesso risultato demagogico a costo zero, impedendo semplicemente che le cose accadano. Abbiamo creato il vero, assoluto, indistruttibile muro populista: il muro fatto di nulla.