Paradossalmente, ma non troppo, le reazioni dei tifosi romanisti al tracollo contro il Bayern Monaco si sono divise in due: critiche furibonde sui social network; l’incoraggiamento alla squadra con il coro «vinceremo il tricolor», a fine gara, da parte di chi era allo stadio. Fermo restando che ognuno ha il diritto di comportarsi come desidera, restando all’interno dell’educazione, è evidente che esistono due modi di vivere e partecipare il calcio.
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Il credito dei tifosi
La reazione della curva Sud in particolare, ma il discorso si può estendere alla maggioranza dello stadio, ha colpito anche i tifosi tedeschi e i giornalisti stranieri presenti
La reazione della curva Sud in particolare, ma il discorso si può estendere alla maggioranza dello stadio, ha colpito anche i tifosi tedeschi e i giornalisti stranieri presenti, arrivati all’Olimpico con il timore di una gara in quella che all’estero hanno soprannominato «la città dei coltelli».
Si sono trovati di fronte, invece, a un’appassionata apertura di credito da parte dei tifosi nei confronti della loro squadra. La Roma e Garcia, pur non avendo ancora vinto nulla, hanno restituito in poco più di un anno il piacere di andare allo stadio.
Il presidente James Pallotta ha espresso così il suo pensiero sul sito internet della società giallorossa: «Purtroppo è una di quelle brutte giornate. Nell’arco della mia vita, guardando i Boston Celtics, ho già vissuto molte giornate del genere in quella strada che ci ha portati a vincere 17 titoli Nba. Un giorno non cambia nulla, sono incidenti di percorso nella strada che porta alla gloria. Ho visto un video dei nostri tifosi dopo la partita, mi ha fatto piangere. Siete i migliori al mondo, sono molto orgoglioso di far parte della Roma».
I tifosi migliori del mondo non esistono, perché ogni tifoseria è convinta di avere questo primato. Quello che è successo all’Olimpico, alla fine di Roma-Bayern, resta importantissimo non perché c’era da stabilire un record, ma perché serviva certificare un ancora più importante contatto umano: il riconoscimento di quanto fatto dai giocatori in questi mesi.
Non si tratta di coniare slogan - alcuni dei quali di sicuro effetto tipo «Mai schiavi del risultato» o «Chi tifa Roma non perde mai» - ma di capire se è percorribile una strada comune, che deve finire in uno stadio di proprietà sentito davvero come una «casa del tifoso».
Il percorso è lungo, come la distanza tra l’Olimpico e l’Allianz Arena in fatto di trasporti, infrastrutture e servizi per chi paga il biglietto, primo tra tutti la possibilità di vedere bene la partita da qualunque settore e non con il binocolo. Ma la società di Pallotta ha già fatto i primi passi e la risposta è incoraggiante. Almeno da chi ha cercato di essere il più vicino possibile alla sua squadra.
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