Domanda per Francesco Calvo, Chief operating officer della AS Roma: come tenere in attività un club di calcio che non può fare quello che ha sempre fatto: giocare a pallone? "Ce lo siamo chiesti in tanti. La risposta della Roma è stata: essere utili in questa pandemia che ha bloccato il mondo e seminato lutti" dice il dirigente giallorosso intervistato da Luca Valdiserri sul Corriere della Sera.
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Calvo: “Così ho fatto giocare la nostra squadra invisibile”
Il dirigente: "Dai dipendenti della Roma tante idee per la solidarietà"
Come?
"Abbiamo cercato di dare una mano concreta. Non potevamo essere “competitivi” in una raccolta fondi, così ci siamo indirizzati al reperimento di beni di prima utilità - mascherine e gel igienizzanti - che potevamo acquistare e distribuire senza le difficoltà burocratiche di un acquisto pubblico. Poi è stata la volta dei respiratori e dei tablet per gli ospedali. Abbiamo pensato alle iniziative per gli abbonati over 75 e over 60, per i bambini a Pasqua. La cosa più importante è stato il gioco di squadra".
In che senso?
"Abbiamo una e-mail interna per raccogliere le idee e tantissimi dipendenti, di tutti i settori, ne hanno mandate. Un coordinatore le ha selezionate e valutate. Abbiamo messo su una specie di squadra invisibile, una Roma che è andata in campo nel sociale".
Quale è stata la reazione dei tifosi alle vostre iniziative?
"L’emozione. Abbiamo filmato le consegne, per tenere una testimonianza sul sito ufficiale e per fornirne una copia anche a chi era diventato protagonista. Alcune, però, le abbiamo dovute tagliare perché erano troppo “tifose”. Contro i nemici storici è volata qualche battuta che solo i romani possono capire. La passione per il calcio non si ferma mai".
Cosa ha chiesto, da allenatore, alla squadra invisibile?
"La flessibilità. Non sono un tecnico ma credo che sia una qualità importante anche nei calciatori. E mi faccia dire che anche i nostri sponsor sono stati molto collaborativi. Ci siamo accorti - e il discorso vale anche al di fuori dello sport - che c’è una grande voglia di aiutare chi ne ha più bisogno. Serve però una buona organizzazione e noi ce l’abbiamo messa tutta".
Il calcio non poteva fare di più per aiutare la ricerca contro il virus? Parliamo di un mondo dove girano centinaia di milioni di euro.
"Dare soldi è sicuramente utile (la raccolta fondi attraverso la piattaforma gofundme è arrivata a circa 550.000 euro; ndr), intervenire in prima persona come abbiamo fatto con Roma Cares ti dà una soddisfazione in più".
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