Il nome della Champions è solo Atalanta. Battendo la Roma con un secondo tempo di grande pressione, dopo aver regalato un gol nel finale del primo, i nerazzurri blindano il quarto posto con 6 punti di vantaggio che sono quasi 7, visto lo scontro diretto favorevole, scrive Luca Valdiserri sul "Corriere della Sera". Gasperini, se mai ha avuto dubbi, adesso può essere sicuro al 100% di aver fatto bene a non accettare la corte della Roma quest’estate. Roma che continua nel suo 2020 degli orrori: 5 sconfitte, un pareggio e una sola vittoria. Per trovare tre sconfitte di fila in campionato bisogna risalire al maggio 2014, quando la squadra allenata da Rudi Garcia perse con Catania, Juve e Genoa tra il 4 e il 18 maggio. Rispetto allo sfacelo attuale, però, la situazione era diversa: quella Roma era già sicura da tempo del secondo posto e staccò la spina quando la Juve era diventata irraggiungibile. Questa rischia di finire la stagione nel caos. L’ultima spiaggia è l’Europa League, ma non sarà facile per Fonseca rimettere insieme i pezzi.
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Atalanta, rimonta da Champions: batte la Roma e si allontana a +6
Giallorossi al terzo k.o. di fila: in gol con Dzeko, puniti da Palomino e Pasalic
Il gol è arrivato per un clamoroso errore di Palomino, che ha sbagliato un facile controllo e poi si è fatto divorare da Dzeko, capace di resistere in campo aperto e piazzare il destro nell’angolo più lontano. Anziché abbattersi, l’Atalanta ha trovato nello svantaggio la motivazione per un secondo tempo di assoluto "tremendismo". Ha pareggiato subito con Palomino, che si è fatto perdonare l’errore, su azione da corner: nessun romanista ha ostacolato Djimsiti, salito in cielo a fare da torre, e Spinazzola si è addormentato in marcatura. Al 14’ la mandrakata di Gasperini, che per cambiare registro tattico e giocare senza centravanti puro ha sostituito Zapata con Pasalic. Il croato ha toccato il suo primo pallone e ha fatto gol, approfittando di una rimessa in gioco battuta come peggio non si poteva da Bruno Peres e Pellegrini. E adesso, in attesa di Friedkin, alla Roma nessuno è più sicuro del posto. Petrachi meno di tutti, ma anche la panchina di Fonseca trema.
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