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Sciopero dei club francesi per una giornata: tifosi indignati

Alla fine di un Consiglio europeo in cui si è discusso di questioni epocali, dai flussi migratori nel Mediterraneo allo spionaggio tra Stati Uniti e Paesi alleati, ieri il presidente della Repubblica francese François Hollande si è dovuto...

Redazione

Alla fine di un Consiglio europeo in cui si è discusso di questioni epocali, dai flussi migratori nel Mediterraneo allo spionaggio tra Stati Uniti e Paesi alleati, ieri il presidente della Repubblica francese François Hollande si è dovuto mettere a parlare di campionato di calcio.

Per confermare che "la regola del 75% vale per tutti, non c’è motivo che le squadre vengano esentate". Nella Francia della disoccupazione record (3,29 milioni di senza lavoro), delle fabbriche che chiudono (proprio ieri l’ultima Citroën C3 è uscita dallo stabilimento di Aulnay) e della Bretagna in collera per gli allevamenti in crisi, Hollande deve preoccuparsi pure dello stipendio dei calciatori. Nel weekend dal 29 novembre al 1 dicembre i tornei francesi si fermeranno: niente Paris Saint-Germain-Olympique Lyonnais, cancellate tutte le altre partite di Ligue 1 e Ligue 2, ma stadi e sedi delle società aperti per vaghi "incontri di sensibilizzazione del pubblico", a prima vista molto meno avvincenti di un dribbling di Ibrahimovic. È una specie di clamoroso sciopero, proclamato non dai calciatori ma dai club: sono loro che in base alla legge fiscale in via di approvazione dovranno pagare allo Stato il 75% di tasse (sulla parte di salario dei calciatori che supera il milione di euro l’anno). E sono loro, i presidenti delle squadre, che hanno deciso la serrata, "per salvare il calcio francese che dà lavoro a 25 mila persone", ha detto il presidente dell’unione dei club e della squadra Le Havre (seconda divisione), Jean-Pierre Louvel.

Secondo un sondaggio Opinionway, l’85% dei francesi pensa che sia corretto imporre la tassa del 75% anche alle squadre di calcio, e trovano «ingiustificata» questa inedita protesta dei club. I responsabili dei club dicono che 13 squadre su 18 dovranno versare al fisco somme talmente ingenti che rischiano il fallimento, anche se il governo ha aggiunto un plafond: in ogni caso i club non dovranno pagare più del 5% del loro giro d’affari. In totale il fisco francese si aspetta di ricavare 44 milioni di euro, dei quali 20 versati dal solo Paris Saint-Germain delle star Ibrahimovic e Cavani. L’altro club miliardario, l’As Monaco allenato da Claudio Ranieri e di proprietà dell’oligarca russo Dmitry Rybolovlev, non verserà un euro perché è soggetto al regime fiscale del Principato di Monaco e non della Francia. A parte i casi eccezionali come Ibrahimovic (14 milioni l’anno), Thiago Silva (12), Cavani (10), Gourcuff (7,5), Valbuena (6,5) o Diabaté (3,3), il salario medio di un calciatore di prima divisione è di mezzo milione l’anno.  In realtà non sono i giocatori a scioperare ma i club, perché sono questi ultimi a dover pagare la supertassa. Ma non sono tempi per sottigliezze, le «giornate bianche» e il mondo del calcio sono impopolari e basta. Anzi, come scrive Le Monde in prima pagina, «indecenti». 

(corriere.it)