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Roma, Inter e Parma aprono la strada: Serie A sempre più straniera

Ghirardi cede il Club emiliano ad un gruppo russo-cipriota. Il calcio italiano conserva ancora un certo suo fascino.

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Non è (più) l’eldorado del calcio europeo e non ha l’appeal della Premier League inglese o della League 1 francese, ma il pallone italiano conserva ancora un certo suo fascino. Come testimonia la notizia della cessione del Parma ad un gruppo russo-cipriota. È il terzo club dell’attuale serie A che passa in mani straniere, dopo la Roma acquistata dagli statunitensi – e presieduta dall’italo-americano James Pallotta – e l’Inter, rilevata nel novembre dell’anno scorso dall’indonesiano Erik Thohir, che ne è diventato anche il numero uno.

E sul Napoli corrono da settimane la voci sull’interessamento di un fondo cinese pronto ad investire forte sulla società di Aurelio De Laurentiis, tanto da portare in dote Leo Messi. Un piede in Italia i cinesi comunque lo hanno già messo: lo scorso luglio hanno acquistato – attraverso il fondo Pingj Shanghai investments – il Pavia, società con 102 anni di storia, che partecipa al campionato di Lega Pro. Ad ottobre è diventato a stelle e strisce il Bologna, acquisito da Joe Tacopina, 46 anni, avvocato italo-americano di stanza a New York, a capo di una cordata americana appoggiata dal magnate canadese Joey Saputo. Il primo club ad attirare attenzioni da oltre confine fu il Vicenza, nel 1998: a rilevare i biancorossi fu la società inglese Enic, finanziaria del settore petrolifero. Il cambio di società portò bene al Vicenza che arrivò in semifinale di Coppa delle Coppe, eliminato dal Chelsea.Tornò in mani italiane nel 2004.

A Venezia (attualmente in Lega pro) nel 2011 sono sbarcati i russi nella persona di Yuri Korablin, già sindaco di Khimki dal 1991 al 2001, deputato della Duma dal 2001 al 2006 e fondatore del Football Club Khimki e del Khimki Basket. Il Monza dal 2013 è presieduto da Anthony Armstrong-Emery, imprenditore inglese naturalizzato brasiliano che ha puntato sulla lotta al razzismo facendo scrivere sulle maglie ‘Stop racism’.