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La rapina a Serse Cosmi “Un’ora di panico e botte in testa”

(ilmessaggero.it) La paura è la voce di tua figlia che chiede aiuto. Il terrore è lo sguardo di tua moglie aggrappato agli occhi di ghiaccio di chi è entrato in casa tua nel cuore della notte e ora ti minaccia con una pistola cercando una...

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(ilmessaggero.it)La paura è la voce di tua figlia che chiede aiuto. Il terrore è lo sguardo di tua moglie aggrappato agli occhi di ghiaccio di chi è entrato in casa tua nel cuore della notte e ora ti minaccia con una pistola cercando una cassaforte che non c’è.

Occhi che martedì Serse Cosmi ha incrociato a tre anni di distanza in un’aula di tribunale. L’ex allenatore del Perugia, oggi al Pescara, ha guardato spesso oltre le sbarre: lì dietro, tuta e scarpe firmate, c’era Altin Hoxha, detto Occhi di ghiaccio e membro della banda a processo per undici rapine in villa tra il 2010 e il 2011, da Foligno a Città della Pieve passando per la casa di Serse a Brufa. E Cosmi (assistito dall’avvocato Michele Nannarone) ha ripercorso quell’ora di panico, esattamente «55 minuti», in cui cinque uomini con passamontagna e italiano perfetto dalla cadenza dell’est Europa si sono introdotti in casa, chi dalla lavanderia, chi dalla stanza della figlia per portare via i contanti e i gioielli nascosti nel seminterrato.

Il panico e anche le botte ha raccontato detto l’uomo del Ponte al collegio presieduto da Gaetano Mautone (con Giuseppe Noviello e Fortunata Volpe). «Mi hanno schiaffeggiato - ha detto ai giudici incalzato dal pm Giuseppe Petrazzini - e colpito con il calcio della pistola alla nuca ma non in maniera violenta, più che altro per intimidirmi e creare un clima di terrore. Ci hanno costretto a infilarci sotto le lenzuola del letto e mentre uno ci puntava la pistola minacciandoci anche con una chiave inglese gli altri giravano per le stanze della villa».

«Quando mi hanno sbattuto a terra, il capo è intervenuto e ha detto “è lui, l’allenatore” - ha spiegato -. Ho avuto paura di sentirmi male e quando gliel’ho detto mi hanno offerto un bicchiere d'acqua, poi li ho rassicurati: vi dò tutto ma non fate del male a mia figlia e a mia moglie». E in effetti dopo aver preso denaro («5 o 6mila euro») e orologi, i cinque sono fuggiti. Non prima di lasciarsi andare anche a battute durante la rapina: «Un bandito - ha concluso Cosmi - ha preso in mano il tapiro di Striscia la notizia. Ha visto una foto di qualche anno fa, quando avevo ancora i capelli, e mi ha chiesto “perché non fai il trapianto come Berlusconi?”».

Il custode picchiato. A raccontare un altro de colpi di cui è accusata la banda di Occhi di ghiaccio (ieri unico imputato in aula, difeso dagli avvocati Riga e Paccoi), anche un avvocato di Foligno e il suo custode che venne selvaggiamente picchiato dalla banda. Il professionista infatti, svegliato dai rumori di un’inferriata divelta, chiamò a lungo il domestico, costretto dai rapinatori a chiedere aiuto per costringere l’avvocato a uscire dalla sua stanza blindata. «Chiamo il 118», fu la risposta del professionista, che convinse i rapinatori a scappare senza bottino, dopo aver rotto il naso e due denti al custode.