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Juventus, Andrea Agnelli: “Diamo i biglietti agli ultras, sennò diventano violenti”

Secondo il patron bianconero il suo security manager D'Angelo manteneva rapporti con gli ultras per tutelare l'ordine pubblico

Redazione

Si è chiusa con 23 indagati l'inchiesta della Procura di Torino "Alto Piemonte" su una presunta cellula torinese della cosca calabra Pesce - Bellocco. Secondo i pm il gruppo criminale avrebbe dato luogo a un importante gruppo ultras, "I gobbi", che faceva pressione sulla Juventus per ricevere biglietti da rivendere poi a prezzi maggiorati. Come riportato nell'edizione odierna de "Il Fatto Quotidiano", a firma di Giambartolomei, presidente della Juve Andrea Agnelli ha depositato una memoria nella quale sottolinea di aver sentito una "silente pressione" da parte degli ultras e di aver rilevato anche “comportamenti violenti o anche solo verbalmente censurabili” ma di non aver visto atteggiamenti che potevano far  pensare ad un'organizzazione criminale come quella n'dranghetista. L'inchiesta dei magistrati torinesi il 1° luglio ha portato agli arresti di 18 persone, ora sono in 23 a rischiare il processo. A ideare il gruppo ultras due arrestati per associazione mafiosa altri reati, Saverio Dominello e il figlio Rocco, fratello di Michele e Salvatore, condannati in primo e secondo grado per associazione mafiosa.

Secondo la ricostruzione dei magistrati, Rocco Dominello, grazie all'ex ultras Fabio Germania (ora accusato di concorso esterno in associazione mafiosa) , è riuscito ad entrare in contatto con alcuni dirigenti juventini, tra i quali Giuseppe Marotta, e a far partire un proficuo business di bagarinaggio.  “La potente famiglia Dominello è coinvolta nell’affare dei biglietti della Juventus che vengono ottenuti e poi venduti a prezzi altamente maggiorati”- scrive il Gip Stefano Vitelli nell’ordinanza di custodia cautelare. L'esempio più rappresentativo  è il biglietto per Juventus vs Real Madrid, costo da listino 140 euro e riveduto ad un tifoso svizzero a 620 euro.  Secondo il GIP Vitelli vi era la responsabilità "di un'importantissima società calcistica a livello nazionale ed internazionale" che consentiva "di fatto un bagarinaggio abituale e diffuso come forma di compromesso con alcuni esponenti del tifo ultras”, bagarinaggio tollerato “in cambio della tranquillità di tifosi e società”.

A dimostrarlo una frase di  Alessandro D'Angelo, security manager della Juve e amico di Andrea Agnelli, detta a Dominello il 21 febbraio 2014:"Io voglio che voi state tranquilli e che noi siamo tranquilli e che viaggiamo insieme. Allora se il compromesso è questo a me va bene. Se gli accordi saltano  allora ognuno faccia la propria strada”. Andrea Agnelli, nella sua memoria inviata ai pm Abbatecola e Toso, riconosce che D'Angelo avesse rapporti stretti con parte del tifo ma solo per necessità professionali. Il ruolo di D'Angelo, secondo quanto scritto da Agnelli, “comporta necessariamente il contatto con personaggi particolari”, proprio quelli che esercitano la “silente pressione, dovuta alla capacità ampiamente dimostrata in passato di porre in essere comportamenti violenti" e che "possono sicuramente condizionare l'evento gara attraverso i 'chiarimenti con i giocatori' e altri comportamenti anche più gravi".

Agnelli poi ricorda le critiche subite nei pressi di Vinovo dopo aver ingaggiato il tecnico Massimiliano Allegri. Secondo il presidente della Juventus “Il D’Angelo ha acconsentito alle richieste di biglietti avanzate dai gruppi, ma sempre nel rispetto delle procedure interne Juventus, a fronte del regolare pagamento degli stessi e soprattutto senza sconti né omaggi”. Agnelli conferma solo in parte i sospetti del gip Vitelli sebbene ribadisca che "Il mantenimento dell’ordine pubblico soggiace a volte delle necessità che, pur malvolentieri accettato, perseguono uno scopo primario: appunto il mantenimento dell’ordine pubblico" ma "nessun dipendente Juventus ha mai nutrito il benché minimo sospetto anche solo di collusioni con associazioni criminali”.