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Italia, paradiso fiscale dei calciatori. Aliquote pi? basse di Spagna e Uk

(repubblica.it – G.Balestrieri)?Sorpresa. L’Eldorado dei calciatori ? l’Italia.

Redazione

(repubblica.it - G.Balestrieri)?Sorpresa. L'Eldorado dei calciatori ? l'Italia. Niente Spagna, niente Inghilterra: ? l'Italia il paese con l'imposizione fiscale pi? vantaggiosa per gli sportivi milionari. A patto - ovviamente - di voler giocare in campionato di primo livello e non voler emigrare verso Svizzera o Slovacchia. E s? perch? un calciatore con uno stipendio di due milioni di euro in Serie A paga 874mila euro di imposte contro il milione della Liga spagnola, i 927mila euro della Premier League inglese e gli 876mila euro della Bundesliga tedesca. Insomma la tassazione resta pi? bassa di quella dei concorrenti anche dopo il contributo di solidariet? del 3% introdotto dal governo Monti per la parte eccedente i 300mila euro di reddito.

Certo qualche stella potrebbe scegliere il campionato francese dove l'imposta si ferma a 806mila euro, ma solo fino a quando il presidente Francois Hollande non riuscir? a imporre la super tassa sui redditi milionari: l'aliquota del 75% ? stata bocciata dalla Corte costituzionale, ma l'inquilino dell'Eliseo non ha intenzione di mollare la prese e promette battaglia. A costo di assistere a una vera e propria migrazione di transalpini - come Gerard Depardieu - sta gi? pensando a una nuova forma di tassa patrimoniale.

Insomma dallo studio di Kpmg sulla diversa imposizione fiscale all'interno dell'Unione europea emerge un progressivo allineamento tra i singoli Paesi come negli auspici della Commissione che nella sua raccomandazione di dicembre chiedeva una maggiore ?armonizzazione tra i governi membri. Una strategia volta a disincentivare gli spostamenti da un Paese all'altro solo alla ricerca di una pi? favorevole imposizione fiscale.

Una raccomandazione che colpisce come un boomerang il mondo del calcio - italiano - mettendone a nudo tutti i limiti: mentre l'Uefa discuteva di fair play finanziario i club italiani si lamentavano della fuga dei calciatori verso la Spagna dove ad aspettarli c'era la "legge Beckham".

La norma, introdotta nel 2005, prevedeva un'aliquota di tassazione ridotta dal 43% al 24% per tutti i lavoratori stranieri in Spagna con introiti superiori ai 600mila euro annuali. Una legge pensata per attrarre cervelli dall'estero, ma che, invece, ha attirato - soprattutto - piedi fini: da Beckham a Kak? fino a Ibrahimovic. Una norma che per i dirigenti italiani era fumo negli occhi, ma che una volta abolita, ha rivelato la fragilit? dell'economia calcistica made in Italy e lo scarso appeal del campionato. Come dimostrano le numerose societ? in vendita e i pessimi risultati a livello di competizioni europee.