Una rivoluzione gentile nei toni, ma pur sempre una rivoluzione. E' quella che vorrebbero alcune federazioni sportive capitanate dal presidente della Federatletica, Alfio Giomi, che oggi ha chiesto al Consiglio Nazionale del Coni di rivedere i parametri di distribuzione dei contributi statali. Il bersaglio e' preciso: la Federcalcio e gli oltre 62 milioni di euro da essa ricevuti quest'anno. ''Ad oltre 10 anni dalla fine del Totocalcio e dell'autonomia economica dello sport perche' deve esserci una federazione al di sopra e al di fuori di tutte le altre federazioni?'', domanda il numero uno della Fidal. ''E' sotto gli occhi di tutti che il momento storico che viviamo e' dei piu' complessi - aggiunge -. Il nostro mondo non e' altro che uno spaccato della societa'. E' giunto il momento di guardarci intorno senza ipocrisie e dogmi: le norme e le tendenze che ci governano da anni possono essere cambiate. E' evidente che la Figc rimarra' al primo posto nei contributi ma non a parte e al di sopra''.
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Coni, gli altri sport dicono “Stop a posizione dominante del calcio”
Una rivoluzione gentile nei toni, ma pur sempre una rivoluzione.
La posizione privilegiata della Figc sarebbe colpa di una ''delibera della Giunta dei primi anni 2000 e quindi figlia del nostro mondo e non di un altro''. ''Credo che nessuno voglia mettere in difficolta' una federazione importante come il calcio e non voglio arrivare a strappi con nessuno'', precisa Giomi che, lo scorso 20 marzo, aveva rinviato questo intervento per l'assenza del presidente della Figc, Giancarlo Abete. ''Bisogna rivedere i contributi per le discipline che vanno a medaglia'', aggiunge Giorgio Scarso (scherma), forte del bottino olimpico dei suoi tesserati. Ma il numero uno del calcio italiano era assente anche oggi (ad Amsterdam per la finale di Europa League) e a difenderlo ci hanno pensato Angelo Binaghi (tennis),che parla di ''squilibrio rappresentativo'' nel Consiglio a sfavore della Federcalcio (''che ha un voto alla pari di chi ha un quinto dei suoi tesserati'') e, soprattutto, l'ex presidente del Coni Gianni Petrucci. ''Il discorso di Giomi e' inopportuno e unilaterale in assenza del presidente Abete ? dice il numero uno Fip -. L'attuale ripartizione non e' nata da una decisione della Giunta ma da un discorso politico. Ci sono impegni presi in passato, molti di quei soldi dati al calcio vanno alle societa' dilettantistiche''. ''La forza di una federazione e' data dai bilanci, dai numeri e anche dalle responsabilita' che ha'', sottolinea Petrucci, auspicando nel ''buonsenso'' di Giovanni Malago' ''nell'affrontare questi discorsi senza retorica''.
Ma e' lo stesso numero uno del Coni a spiegare le intenzioni del presidente Fidal: ''Giomi dice: e' giusto che il calcio esca da qualsiasi aspetto di criterio dalla commissione che valutera' la ripartizione? Il calcio oggi vale il 18% delle risorse. Alfio dice: questo 18% va bene? Dice anche che potrebbe diventare 19 se il calcio va bene. Ma non deve esserci un assioma. Su questo credo sia giusto fare un ragionamento''. ''Ieri il confronto in Giunta tra Giomi e Abete e' stato di grandissima qualita' e spessore. Sono assolutamente laico in materia'', assicura quindi Malago'. Abete aveva gia' replicato ieri: e' sbagliato spostare il problema dal rapporto tra sport, autonomia e finanziamento del governo alla disputa interna. In ogni caso, viene sottolineato in Figc, quel 18 per cento fu stabilito allora da un accordo a tre, Coni-Figc-governo. E il peso del movimento calcistico, anche per il fisco, non e' irrilevante. Tocchera' alla commissione presieduta da Luciano Buonfiglio (canoa kayak) affrontare l'argomento: ''Fatemi pervenire i vostri contributi in maniera sintetica'', dice. Ma come ammette Alfredo Gavazzi (rugby) ''sara' difficile conciliare le diverse esigenze''.(ANSA).
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