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Censis: il botteghino piange, irresistibile voglia di stadi nuovi

E' quanto afferma il Rapporto Censis 2014 in un capitolo dedicato a quella che viene definita la "irresistibile voglia di nuovi stadi nelle città italiane".

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Il botteghino piange. E i club calcistici italiani ci rimettono milioni di euro. Gli stadi nuovi e di proprietà sembrano essere la nuova frontiera degli incassi domenicali delle squadre di serie A. E' quanto afferma il Rapporto Censis 2014 in un capitolo dedicato a quella che viene definita la "irresistibile voglia di nuovi stadi nelle città italiane", e dove si sottolinea che l'enorme divario economico che esiste oggi fra i club stranieri e quelli italiani dipende in buona parte anche dall'incapacità delle formazioni italiane di ottenere significativi incassi dalle vendite di biglietti e abbonamenti, e dalle altre attività commerciali legate alle partite giocate in casa.

In altri paesi invece gli introiti legati ai turni casalinghi fruttano alle casse dei club grandi cifre. Un dato su tutti: il Manchester United nella stagione 2012-2013 ha incassato alo stadio 127,3 milioni di euro, in aggiunta a tutte le altre somme per la cessione dei diritti tv, la pubblicità e altro.

Il maggiore club italiano, la Juventus, nello stesso anno ne ha incassati invece soltanto 38, cioè meno di un terzo della squadra britannica. Anche le altre grandi d'Europa volano su cifre impensabili per il calcio italiano: nella stessa stagione -rileva ancora il Rapporto Censis- il Barcellona ha incassato 117,6 milioni, il Real Madrid 119, il Bayern di Monaco 87,1. Lontanissimi da queste cifre i club italiani: il Milan si ferma a 26,4 milioni, la Roma a 20,1, l'Inter a 19,4. Ecco perché -dicono gli studiosi dell'istituto di ricerca- nelle città italiane si fa sempre più strada una "irresistibile voglia di nuovi stadi".

La convinzione dei club è che "solo stadi di proprietà, più piccoli e confortevoli, gestiti come grandi attrattori nel tempo libero, possano garantire i consistenti ricavi aggiuntivi necessari" per il rilancio del settore e per tenere testa alla concorrenza straniera che, invece, su questo fronte corre veloce. Oltretutto -scrive il Censis- "non si può negare che la situazione dei nostri stadi sia piuttosto arretrata: sono generalmente vecchi e, sebbene su di essi si sia intervenuti all'epoca del Mondiale di Italia '90, sono rimasti sostanzialmente scomodi e poveri di funzioni complementari. Inoltre sono ancora in larga misura di proprietà delle amministrazioni comunali".

Il problema incassi domenicali ha anche un'altra origine, cioè le dirette televisive di tutti gli eventi calcistici. La maggior parte delle partite si svolge ormai davanti a un pubblico numericamente ridotto, perché tantissime persone preferiscono starsene in salotto davanti alla tv. Un fenomeno che caratterizza praticamente tutte le squadre italiane, con l'eccezione della sola Juventus, peraltro l'unica che abbia uno impianto di proprietà, che nelle partite giocate in casa è quasi in media riempie lo Stadium al 93%, mentre negli altri casi i tassi di riempimento medi sono piuttosto bassi, tra il 30% e il 60%.