Il ragazzo, l'uomo, il marito, il padre di famiglia, il portiere, il fuoriclasse. Nell'edizione odierna di 'Repubblica' riportata da goal.com c'è tutto Gianluigi Buffon. Che ha appena vinto il terzo scudetto di fila con la Juventus e ora si prepara a disputare la quarta edizione dei Mondiali della carriera, ma intanto ripercorre le tappe della propria vita. Quelle gloriose, tante, ma anche quelle dimenticabili, poche ma presenti.
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Buffon ripensa al 2012: “Scommesse? L’Italia è un Paese bigotto”
Il ragazzo, l’uomo, il marito, il padre di famiglia, il portiere, il fuoriclasse. Nell’edizione odierna di ‘Repubblica’ riportata da goal.com c’è tutto Gianluigi Buffon.
"'Boia chi molla' e il numero 88 che evoca Hitler, il diploma di ragioniere comprato, le scommesse clandestine, il goal-non goal di Muntari in Milan-Juve, la frase infelice 'meglio due feriti di un morto'? Ho fatto molti errori - dice - Sono stato ignorante e l’ignoranza non è una giustificazione, ma bisognerebbe saper perdonare la gioventù. Ci sono dichiarazioni che non rinnego, quella sul gol di Muntari per esempio, peccherei di ipocrisia".
Il caso scommesse emerso prima degli Europei del 2012, in particolare, lo ha costretto a difendersi da vari fucili puntati addosso. "Ma sono ben lontano da come sono stato descritto. Il gioco ha sempre rappresentato e continuerà a rappresentare un piacere, un piacere e uno svago. Purtroppo in Italia il concetto di gioco d’azzardo rimane tabù. Si preferisce l’associazione triangolare gioco-dipendenza-rovina. Siamo un paese democraticamente giovane, ma bigotto e bacchettone con il vizio del luogo comune".
Tra i ricordi c'è anche quello, doloroso ma appartenente al passato, della depressione. "Era la stagione 2003-2004 - riavvolge il nastro Buffon - La Juventus era senza obiettivi. Mi sentivo solo come mai prima, non ero fidanzato, mi rincoglionivo davanti a Internet. Sono precipitato nel vuoto, non riuscivo a ghermirmi. Nel letto mi stringevo la testa alle ginocchia e piangevo. Non mi hanno salvato né il calcio né l’analista. Ho cominciato a leggere, a visitare mostre d’arte, a interessarmi a quanto accadeva nel mondo. Tre mesi dopo assaporavo i primi frutti di un mio personalissimo Rinascimento".
Gli anni sono 36. Buffon, che sa bene che una carriera di calciatore non dura in eterno, si definisce "un uomo sereno con una moderata paura dell’avvicinarsi dello stop. Ma penso che dopo sarà felice perché potrà studiare il cinese e amare le persone care che lo hanno avuto poco accanto. Non farà l’allenatore". Finché è in campo, però, chiede una sola cosa alla Juventus: "Che accetti il mio ruolo di leader e non mi chieda di fare la riserva. Non sopporterei di stare in panchina".
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