news as roma

Tra pressioni, infortuni e pochi gol: la dura vita del vice Dzeko nella Capitale

LaPresse

I problemi di Defrel, le insicurezze di Schick e i dubbi su Kalinic. La storia sfortunata dei bomber di scorta della Roma

Gianluca Viscogliosi

"Il nostro gioco verte su Edin". Parole scolpite su pietra nel precampionato direttamente da mastro Fonseca. Pesanti proprio come il ruolo di vice Dzeko. Problema insoluto a Trigoria, ieri e oggi sicuramente. Domani chissà. Perché tra infortuni, pressioni, pochi minuti e, soprattutto, gol con il contagocce dei suoi sostituti, il gigante di Sarajevo ha dovuto fare gli straordinari, arrivando spesso stanco nei momenti cruciali della stagione della Roma. Una classe e una personalità che ha travolto i compagni di reparto passati di volta in volta nella Capitale.

PRESSIONI E INFORTUNI - Chi ci ha provato fino alla fine è stato Patrick Schick. Il centravanti ceco arrivato per circa 40 milioni di euro dalla Samp aveva tutto per prendere l'eredità bosniaca: fisico importante, tecnica eccezionale, personalità da costruire. La vicinanza con Dzeko poi, invece di aiutarlo, probabilmente lo ha portato in quella spirale fatta di prestazioni incolore e infortuni continui che hanno caratterizzato l'esperienza in giallorosso. “Patrik ha avuto problemi con Dzeko, perché lui era il leader e lo costringeva a spostarsi sull'esterno”. Questa la ricostruzione di Vaclav Kotal, ct dell'U23 della Repubblica Ceca, interrogato tempo fa sull'argomento. Eppure lo score non mente: due stagioni con la Roma, 58 presenze, 8 gol e quell'indolenza con cui stanno facendo già i conti i tifosi del Lipsia. Fattore mentale e fattore fisico, il filo che unisce Schick a Defrel. Il francese, arrivato nell'estate di spese ricche a Sassuolo insieme a Pellegrini, iniziò con buona voglia partendo da esterno con il mentore Di Francesco. Sicuro che si sarebbe poi giocato le sue carte da prima punta. Invece un infortunio al ginocchio lo ha tenuto fuori per gran parte della stagione 2017-18 costringendolo a sole 20 presenze e 1 solo gol, per giunta su rigore, in pieno recupero, nel 5 a 2 contro il Benevento dell'11 febbraio 2018. Punto interrogativo tecnico su Nikola Kalinic. Il ginocchio lo ha messo K.O. dopo appena 180 minuti in giallorosso, ma tanto è bastato per capire i motivi del suo mancato impiego all'Atletico e dei suoi problemi con la Croazia. Un giocatore da ricostruire mentalmente, che ha bisogno di essere inquadrato bene tatticamente per farlo rendere come un bomber accettabile. Come dimostra la sua storia in Italia con la Fiorentina.

PARADOSSO - Ma una Roma senza Dzeko, o meglio, con un Dzeko a mezzo servizio c'è stata. Ed è riuscita anche a rendere al massimo. Nella prima stagione il bosniaco chiuse con soltanto 10 gol in 39 presenze e una scia di polemiche sulla bontà dell'investimento di Sabatini. Un'annata chiusa al terzo posto grazie all'impronta data da gennaio in poi da Luciano Spalletti, che con il suo modo di far coesistere Perotti, Salah ed El Shaarawy nel guizzante e imprevedibile tridente d'attacco riuscì a sopperire all'astinenza del bosniaco. Non a caso uno di questi, Stephan El Shaarawy, sarà nell'era Dzeko quello che si avvicinerà più ad essere una sorta di vice in termini realizzativi, con l'exploit della doppia cifra sfondata la scorsa stagione (11 reti). Volutamente fuori classifica Totti, l'ex Capitano che da sempre aveva invocato una spalla ideale con cui poter dialogare in campo con la lingua dei campioni, ma che con il bosniaco ha condiviso solo il momento calante della carriera. Quell'istante che sta arrivando anche per il gigante di Sarajevo, con la Roma dovrà farsi trovare pronta per cercare il degno erede. E il suo vice.