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Tacopina: “Ho sentito pareri diversi sui Friedkin. Pallotta ha sbagliato a chiamare idioti i romanisti”

L'avvocato americano, in passato vice presidente e membro del CDA giallorosso: "Da pazzi buttare così nel cestino il progetto stadio, mandati in fumo 80 milioni"

Redazione

Joe Tacopina è sicuramente un volto noto nell'ambiente Roma. L'avvocato statunitense, dallo scorso gennaio impegnato nell'acquisto del CataniaCalcio, vanta infatti un passato di spessore dal 2011 al 2014 nel CDA del club giallorosso, di cui ha rivestito anche la carica di vice presidente. Ecco le sue dichiarazioni ai microfoni della trasmissione televisiva "Al Circo Massimo":

Perché tanti americani sono interessati al calcio italiano?

Credo che qui in Italia ci sia un enorme potenziale. Si possono acquistare proprietà per un valore molto basso, come lo era la Roma nel 2011. La passione che c'è nel calcio fa sì che il business possa essere molto promettente qui.

Ha ancora contatti con Di Benedetto? Che ne pensa del lavoro a Roma di Pallotta?

Sono entrato con Di Benedetto e ho incrociato Pallotta alla fine. E' difficile dire se abbia fatto o meno un buon lavoro. A Roma c'è solo un modo per misurare quanto hai lavorato bene: vincere i trofei. Se non porti a casa Scudetti, Champions League o Coppa Italia è difficile definirlo un buon lavoro.

Cosa ne pensa dei Friedkin?

Non li conosco, sinceramente non saprei. Ho sentito cose diverse su di loro, ma è troppo presto per dire se stanno lavorando bene.

Le piacerebbe rispondere ai tifosi su Twitter come Pallotta se fosse presidente?

No, assolutamente no. Non risponderei mai ai fan su Twitter. Il problema è che James Pallotta non è un buon comunicatore, non capisco neanche perché abbia questa esigenza.

Crede che il caso dello Stadio della Roma possa spingere investitori a rinunciare al calcio italiano?

Non è una buona cosa per gli investitori esteri sapere che il progetto stadio si sia concluso così. E' follia che il progetto si sia chiuso a un metro dall'arrivo, è stato da pazzi buttarlo così nel cestino. Avrebbero dovuto impugnare il contratto e valutare poi il discorso dei terreni, così sono stati gettati in fumo 80 milioni.

Cosa vi ha spinto ad acquistare la Roma?

L'idea è nata perché mio padre è nato a Roma, mi sento di questa città. La prima volta che sono andato all'Olimpico è stata indescrivibile. Un mio amico, avvocato dello Studio Tonucci, mi ha presentato questa opportunità e l'abbiamo colta al volo.

C'è per te la possibilità di tornare alla Roma?

Il mio sangue e il mio cuore saranno per sempre giallorossi, ma per il momento penso solo al Catania. La Roma resta però sempre nei miei pensieri, sono stati 4 anni fantastici. Ci sarà sicuramente qualche opportunità in futuro.

Sei ancora in contatto con Pallotta?

No.

C'è differenza tra la concezione sportiva italiana con quella statunitense?

Sono italo-americano. Conosco e rispetto le differenze culturali, le vedo come qualcosa da abbracciare, accogliere e ammirare. Non sono d'accordo su come Pallotta ha gestito le relazioni coi tifosi. Li ha chiamati idioti, sono cose che non hanno senso: così non si rispetta la cultura della città e del Paese in cui si sta lavorando.

Pallotta è riuscito a rendere la Roma un club internazionale? Quali sono le squadre italiane più conosciute nel resto del mondo?

Ci è riuscito a metà, ha fatto abbastanza ma non a sufficienza, forse perché non ha vinto quel che doveva vincere. In America la Roma è conosciuta, non come la Juventus e il brand Cristiano Ronaldo ma è uno dei marchi più famosi e ha ancora tantissimo potenziale per crescere.