Salih Uçan continua ad aspettare il suo momento. Mancano soltanto 90 minuti alla fine della sua prima stagione in maglia giallorossa. Non è stato un anno fortunato, nemmeno per lui. Si aspettava di giocare di più, il talento classe '94. E si aspettava qualche infortunio in meno, sia lui che la società. In ogni caso, il centrocampista nato e cresciuto nella minuscola cittadina di Marmaris si è raccontato a 360 gradi in un'intervista al quotidiano sportivo turco Sabah. Ecco le sue dichiarazioni:
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Salih Uçan: “Alcune squadre mi vogliono. Stagione sfortunata a causa degli infortuni”
Il centrocampista turco ha aggiunto: "Al momento non penso di tornare al Fenerbahce. Nel calcio è importante giocare e fare esperienza"
Come va in Italia?
La cultura è molto diversa rispetto alla Turchia, tutto è cambiato.
Quali sono le differenze fra la Serie A e il campionato turco?
Il linguaggio del calcio è ovunque lo stesso. Da quando arrivano in Turchia allenatori stranieri, non c’è poi così tanta differenza. Quando Roberto Mancini allenava il Galatasaray si diceva in giro che allenava soprattutto la fase difensiva. Anche qui lavoriamo sulla difesa prima di ogni allenamento. Inoltre qui l’allenamento è ad un ritmo più elevato rispetto a quelli che facevo in Turchia.
Mangi pasta anche a colazione?
(ride) La pasta qui è irrinunciabile. Il primo giorno in Italia chiesi una frittata perché generalmente in Turchia mangiavo quello.
Hai imparato a fare la pasta?
Si, ho imparato. La faccio anche bene.
Cosa provi guardando una partita del Fenerbahce?
I primi tempi a Roma, a volte, mi svegliavo la mattina e mi dicevo ‘Vorrei essere a Istanbul’. Ma alla fine adesso sono in un posto nuovo. Appena mi sono abituato a Roma, ho iniziato ad avere le stesse aspirazioni di quando vivevo a Istanbul.
Come vivi a Roma?
Mi hanno indicato due posti, ma ho scelto la posizione più vicina al mare essendo originario di Marmaris. È un luogo tranquillo, un po’ lontano dalla zona residenziale della città.
Vivi da solo?
Si, anche se ora i miei genitori sono venuti a trovarmi.
Vedi spesso la tua famiglia?
La prima volta sono venuti a novembre e sono rimasti per 40 giorni. Ora sono nuovamente qui, per circa due settimane, e resteranno fino al termine della stagione. Mia madre e mio padre, che è appena andato in pensione. C’è ancora tutto il tempo per venirmi a trovare.
Hai intenzione di tornare in Turchia per qualche giorno?
Stiamo ancora lavorando e abbiamo un programma che non me lo consente, sono molto occupato. A volte abbiamo due giorni di permesso. Quando succede mi piace visitare l’Italia. Sono stato a Firenze e a Milano. Non torno molto spesso in Turchia, ci vado quando mi convocano con la nazionale. Vivere qui mi sembra più interessante.
Segui il Fenerbahce? Si sente la tua assenza?
Si, seguo il Fenerbahce e quest'anno stava andando molto bene, ma hanno perso punti nell'ultima partita. Mi auguro che possano diventare campioni. Con la maglia del Fenerbahce non ho giocato in modo costante, quindi non dovrebbe sentirsi la mia assenza.
In Turchia, quando il Fenerbahce giocava male, si diceva che era così perché non ci stavi tu…
Naturalmente è una cosa che si può anche dire, ma penso che ogni giocatore della rosa del Fenerbahce è un buon calciatore.
E in Italia?
Sono cresciuto. E non uso più interpreti durante le partite. Non ne ho più bisogno.
Pensi che possa essere meglio per te avere una maggiore continuità?
Nel calcio è importante fare esperienza e continuare a giocare. Purtroppo, ho avuto molta sfortuna a Roma con gli infortuni che mi perseguitano. Non ho potuto allenarmi per più di 3 mesi a causa di questi problemi fisici.
Credi di tornare in Turchia?
Non al momento. Adesso sono concentrato sulla Roma. Peraltro sono qui con la formula del prestito, il Fenerbahce è ancora il club proprietario del mio cartellino.
Cosa ti manca della Turchia?
Gli spiedini, o le cose farcite e ripiene che prepara mia madre.
Il tuo passato al Fenerbahce?
Avevo 19 anni quando sono arrivato al Fenerbahce. A quell’epoca nel mio ruolo c’erano Meireles, Emre Belözo?lu e Mehmet Topal che erano le stelle della squadra. Poi c’è stato un cambio alla guida tecnica ed Ersun Yanal ha fatto determinate richieste nel mercato. Il Galatasaray ha vinto il titolo per due anni consecutivi, ma dovevamo vincerlo noi. Inoltre la nazionale per me non è stato un vantaggio. Ho giocato nell’under 19 quando la squadra era in vacanza, poi sono tornato e subito dopo ho partecipato alla Coppa del Mondo under 20. E infine sono stato ancora convocato dall’under 19. Se avessi lavorato insieme alla squadra fin dal ritiro sarebbe stato tutto molto diverso. Ad inizio stagione tutti pensavano che potessi partire fra i titolari, ma secondo l’allenatore non ero al passo dei compagni a livello di condizione fisica. Inoltre la squadra andava bene, e quindi non sono riuscito a riconquistare un posto da titolare.
Il tuo presente e futuro?
L'accordo fra le due società prevede un prestito di due anni (con diritto di riscatto già fissato in favore della Roma, ndg). L’anno prossimo dovrei stare a Roma. Alcune squadre mi vogliono. Il mercato lo sta facendo Walter Sabatini, qui c’è un progetto con tanti giovani. La prima parte della stagione è stata molto positiva, poi sono andato in nazionale e lì mi sono infortunato. La squadra vinceva e il mio infortunio ha molto influenzato la mia stagione.
Sei anche diventato testimonial di una nuova marca di abbigliamento…
Ho girato un video per la prima volta ed è stato divertente. Doveva durare 40 secondi, alla fine delle riprese guardo l’orologio ed erano passate 9 ore. Recitare è più difficile di giocare a calcio.
Le tue nuove abitudini a Roma?
Spesso dormo un paio d’ore per via degli allenamenti abbastanza faticosi. A me piace la ‘siesta’. Vado sempre a mangiare in ristoranti diversi, amo fare shopping. Mi piace molto la moda. A Roma c’è un incredibile centro storico e ci sono molti posti da esplorare e visitare. Mi sento molto a mio agio qua a Roma. Ad Istanbul se vai a prendere un caffè arrivano subito i giornalisti. L’Italia non ha tutto questo interesse per la stampa scandalistica, non è come in Turchia.
E il giornalismo sportivo italiano?
Di solito forniscono critiche costruttive.
di Marco Cantagalli
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