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Rebecchini (Ance Roma): “Lo stadio? Ho dubbi che si faccia, il settore pubblico non è all’altezza”

Il presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili: "Il privato fa ciò che è obbligatorio fare, ma il pubblico deve fare la sua parte di competenza: l’implementazione della rete ferroviaria Roma Ostia e il ponte dei Congressi"

Redazione

Il presidente di Ance Roma (Associazione nazionale costruttori edili) Nicolò Rebecchini è stato intervistato da nel corso del programma "Lavori in corso" in onda su Radio Radio. Si è parlato anche dello stadio di Tor di Valle. Ecco le sue parole.

“Io lo spero e ci continuo a sperare, ma ho forti dubbi. Il problema è delicatissimo perché l’interesse pubblico deve indirizzare la parte privata, ma è il pubblico che deve fare la sua parte. Ed è qui che i nodi vengono al pettine. In questo caso uno dei problemi più delicati qual è? Mettiamo che il privato fa ciò che è obbligatorio che egli faccia, ma nel frattempo il pubblico deve fare la parte di sua competenza: l’implementazione della rete ferroviaria Roma Ostia e il ponte dei Congressi. Adesso se queste due opere, fondamentali per lo stadio e per la mobilità per un intero quadrante cittadino, non vengono fatte che facciamo, lo stadio lo teniamo chiuso? Ma è il pubblico che le deve fare. Io ritorno sempre su questa proposta di delibera dove sembra che il privato abbia fatto quello che gli è parso e piaciuto, ma la verità è che il pubblico non è riuscito a fare quello che doveva fare. Il PUMS presentato recentemente dall’amministrazione comunale prevede ne più e ne meno le cose che sono già nel piano regolatore: completamento delle metropolitane, la realizzazione di una mobilità circolare, investire ecc. Tutte cose già dette, trite e ritrite. La verità è che il pubblico non è all’altezza, non è in grado di svolgere queste cose. Nel frattempo la città va avanti: l’imprenditoria e coloro che hanno investito vanno avanti e il pubblico deve rincorrere, ma con la demonizzazione di ciò che il privato ha fatto. Questo non va bene. Bisogna ripartire con una grossa indicazione del pubblico affinché il privato si muova non solo nella legalità, qua si parla solo di legalità o illegalità, ma secondo una direttiva data dal pubblico che però deve fare la sua parte. Non basta dare le indicazioni perché il privato le sue cose le fa è il pubblico che non le fa. Ci deve essere un’idea politica più precisa, dire che Roma deve andare avanti con la rigenerazione urbana è scoprire l’acqua calda!".