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‘Più libri più liberi’, Totti: “Fonseca ha capito cosa significa essere a Roma” – FOTO – VIDEO

L'ex numero 10: "Nel mio ultimo anno da giocatore sono stato preso di mira, ero il capro espiatorio di tutto, ma ho messo sempre la squadra davanti a me”

Dario Marchetti

Francesco Totti torna al fianco di Paolo Condò. Dopo la biografia 'Un capitano', che si è rivelato un grande successo sia in Italia che nel resto del mondo, l'ex numero 10 della Roma oggi partecipa alla presentazione di un altro libro firmato dal giornalista. 'La storia del calcio in 50 ritratti' è il titolo del testo scritto da Condò, su cui si alza il sipario in occasione della rassegna 'Più libri più liberi', fiera della piccola e media editoria che si sta svolgendo in questi giorni nella capitale. Francesco Totti ha risposto presente, insieme ad altri personaggi di spicco come Walter Veltroni e Carlo Verdone, all'evento che si tiene oggi, giorno dell'Immacolata, all'Eur, alla 'Nuvola' di Fuksas.

IL LIVE DELL'EVENTO

Ore 13.30 - Termina l'evento.

Ore 13.00 - Totti ha risposto ad alcune domande, parlando anche della Roma. Ecco le sue parole:

Contento della Roma?

Sono contento del momento della squadra e che Fonseca abbia capito cosa significa essere a Roma. Ha trasmesso positività ed energia a una squadra inizialmente in difficoltà e con delle lacune. Pensiamo e speriamo che sia un percorso positivo perché la Roma deve essere tra i top club in Europa.

Sulla scelta di restare sempre in giallorosso.

La mia è stata una scelta di cuore quella di indossare un’unica maglia. Per me era una doppia responsabilità da romano e romanista giocare nella Roma. È stata la vittoria più bella per me, ho messo la Roma davanti a tutto e tutti e sono orgoglioso di quanto ho dato a questa società. Sono strafelice e cammino sempre a testa alta.

Se potessi rivivere un giorno già vissuto alla Roma, quale sceglieresti?

Non uno, ma tutti i 25 anni trascorsi con la Roma, anche i momenti di difficoltà.

Sulle difficoltà.

Passare 25 anni nella propria casa con tante persone di passaggio non è mai semplice, condividere momenti belli e brutti, e da capitano ho dovuto tamponare alcune cose che non sono mai uscite.

Un giorno che non vorrei rivivere?

L’ultimo anno da giocatore. Il modo, il contorno di quello che è successo. Mi è dispiaciuto essere preso di mira non centrando nulla, ero il capro espiatorio di tutto. Ma nello stesso tempo cercavo di mettere la squadra davanti a tutto in modo che camminasse con i piedi propri. La Roma doveva essere la Roma e Totti faceva parte del gruppo della Roma.

Il cucchiaio a van der Saar?

Mi è venuta durante la settimana scherzando e ridendo con tutti i compagni di squadra e dissi che se avessimo tirato i rigori l’avrei tirato in quel modo. In allenamento siamo tutti bravi, poi quando è il momento clou fare quel gesto è una pazzia. Soprattutto se davanti hai un portiere che prende tutta la porta.

Su Pellegrini.

Lui faceva il raccattapalle quando giocavo, guardava da lontano. È un giocatore che può fare quei passaggi. Mi piace ma preferisco non parlarne, poi per la prima volta domenica ha indossato la fascia da capitano. Senza nulla togliere a Florenzi, lui è il capitano.

Sul Mondiale del 2006.

La vittoria del Mondiale è stata il coronamento di un sogno e di tutta la mia carriera. Battere Brasile, Spagna, Germania non è mai semplice. Fortunatamente abbiamo trovato la squadra giusta e l’allenatore giusto. Un allenatore conta tantissimo, conta il modo con si approccia con i giocatori. Per essere allenatore della Nazionale devi essere bravo, devi saper gestire un gruppo di 23 persone dove tutti vogliono giocare. E devi dare di più rispetto al tuo club perché rappresenti l’Italia intera. Lippi è stato perfetto perché oltre a vincere con i propri club ha vinto con la Nazionale e lui ha avuto questa fortuna che oltre a essere una grande persona si è messo a disposizione dei giocatori.

La maglia numero 10.

Significa genialità, estro e il peso della maglia. Indossarla è una responsabilità diversa da tutti gli altri numeri. È qualcosa che puoi dare in più e la fortuna di poterla indossare è la consacrazione di essere un giocatore della Roma. È un numero diverso da tutti gli altri, non tutti se lo possono permettere. Da bambino giocavo con il 9, 11, 4, 8, giocavo a tombola (ride, ndc).

Il ritorno al Mondiale dopo l’infortunio.

In quel momento ho conosciuto una parte del mio carattere che non sapevo di avere. Un carattere forte che mi ha fatto crescere tantissimo. In quel momento ero abbastanza affranto, deluso e dispiaciuto perché stavo perdendo una delle cose per me più importanti, il Mondiale. E siccome era un infortunio così grave non ero sicuro di arrivare a questa competizione, ma l’aiuto del professor Mariani, Vito Scala e Silio Musa mi ha dato qualcosa in più. Per fortuna sono riuscito a montare su quell’aereo perché poi mister Lippi e il gruppo mi hanno fatto sentire uno di loro.

Su Ilary.

Lei per me è tutto. Mi ha fatto crescere, capire tante cose, mi ha dato tre perle. Io devo tutto a Ilary, lei è il mio braccio sinistro. Il quarto? Da solo no, ma sto riuscendo a portarla verso quella strada. Devo aspettare il momento giusto.

Cristian?

Si deve divertire. Ha 14 anni, ha il suo sogno. Fortunatamente ha un papà che già sa cosa ha passato. Lo direzionerò verso la strada giusta, quello che vorrà fare lo farà, l’importante è che lo faccia con la testa sua. Se diventerà un giocatore bene, altrimenti prenderà la sua strada.

Ore 12.50 - È arrivato Francesco Totti.

TOTTI A SKY SPORT

Che impressione ti ha fatto a Milano l’Inter e anche la Roma?

E’ stata una bellissima partita, combattuta. La Roma è andata a viso aperto e senza paura, ed è riuscita ad ottenere un punto dalla capolista.

Se ti avessero detto che il Napoli ad inizio stagione fosse stato a 17 punti dalla vetta cosa avresti pensato?

Non ci ho mai pensato, il Napoli ho sempre detto che potesse arrivare tra le prime tre. Ad inizio stagione pensavo che il Napoli, la Juve e l’Inter avrebbero fatto un campionato a parte. Con l’organico che ha penso che si possa risollevare. Ha un grande allenatore e grande società perciò penso che riusciranno a tornare a quei livelli che tutti si aspettano.

Avere in testa la Champions, può togliere concentrazione alla Juventus?

Dopo otto anni di vittorie in Italia l’obiettivo principale è la Champions. Quest’anno c’è l’Inter che gli da filo da torcere, squadra rognosa, forte, con un allenatore top che vuole vincere a tutti i costi. Ad oggi sta dimostrando quel valore aggiunto, anche se credo che la Juve saprà spingere l’acceleratore nel momento decisivo.

L’Inter di Conte, che tu hai provato a portare a Roma come ha ricordato lui pochi giorni fa, può vincere il campionato?

Sì, può fare bene. Io penso che Juve e Inter sono le due squadre che possono arrivare in fondo. Conte è un valore aggiunto, è un allenatore che ti trasmette tanto sia alla società sia alla squadra. Conte ha detto quello che ho detto io, alcune persone dicevano che non era vero quello che dicevo su di lui, invece lui ha testimoniato quello che ho sempre detto.

Questa Roma che hai visto a Milano può arrivare tra le prime 4?

Sì, può lottare per la Champions, deve lottare per arrivare minimo tra le prime 4. Ha un grande allenatore che ha capito il campionato italiano, ha un organico forte e i tifosi vogliono questo e meritano che la Roma vada in Champions.  E’ giusto che la Roma stia tra le prime 4.