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Pastore, parla la moglie: “Javier papà esemplare ma introverso. Quando segna piango”

Chiara Picone racconta: "Felice di essere tornata in Italia. Amo andare allo stadio"

Redazione

Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. E dietro un calciatore c'è sempre, o quasi, una moglie (o una mamma) che lo guida, molto spesso in scelte decisive nella carriera. Chiara Picone, la signora Pastore, si è raccontata ai canali ufficiali della Roma. Ecco le sue parole:

Come state vivendo questo momento di quarantena?

“Uno dei momenti più tristi della storia dell’Italia. Paradossale vivere una situazione del genere”

Cosa ti manca di più?

“Mi mancano i rapporti con le persone, andare al bar e vedere gente. Chiacchierare con la gente per strada o al supermercato, cenare con i nostri amici.”

Chi si occupa della gestione della casa?

“Per precauzione non abbiamo più fatto entrare nessuno, perché il bimbo più piccolo ha qualche difficoltà respiratoria. Javier è un ottimo collaboratore. Io cucino, lui non è un grande amico della cucina. Lui si occupa dei bambini, ogni tanto passa l’aspirapolvere”

I bambini come la vivono?

“Sono in quell’età in cui non riescono a rendersi conto della situazione.”

Dicci qualcosa di te.

“Io sono di Palermo. Io e Javier ci siamo conosciuti molto giovani e ci siamo trasferiti presto a Parigi, ora da due anni siamo a Roma e sono felice di essere tornata. L’Italia è il paese più bello del mondo”

Qual era il tuo sogno professionale?

“Ci sto lavorando. A livello personale penso di essere la donna che volevo diventare. E Javier mi ha aiutato molto ad imparare il rispetto per gli altri. La recitazione mi ha sempre appassionato, ora mi ci sto dedicando”

Com’è Javier come papà?

“Io sono di parte, ma per me è una persona esemplare e un papà bravissimo. Dedica ai figli tutto il suo tempo libero, la famiglia è la sua priorità”

Cosa ti fa arrabbiare di lui?

“Io parlo tantissimo. Invece lui è tutto il contrario, è introverso. Io parlo e lui non ascolta (ride ndc)”

Vai spesso allo stadio?

“Amo andare allo stadio. Le emozioni che si provano lì si provano in pochi altri luoghi. Quando Javier segna di solito piango dall’emozione. Noi sappiamo il lavoro e la pressione che ci sono dietro ad un gol, per questo ha anche più valore. Noi abbiamo un rito nostro, quando lui è titolare mi saluta dal campo”