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Ranieri: “La Roma è malata, ma non serve un mago. Dybala va aiutato”

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Le parole del mister: "Pellegrini è introverso, ma deve reagire alle avversità. I giocatori ritrovino il bambino che è in loro per giocare con quel sogno e quell'entusiasmo lì"
Redazione

La conferenza stampa di Claudio Ranieri a due giorni dal match contro il Napoli che è in programma domenica 24 novembre alle ore 18. Il tecnico è pronto a tornare sulla panchina di giallorossi per la terza volta in carriera. Il ritorno alla difesa a 4 resta un'opzione, tiene banco la situazione legata a Paulo Dybala che in questa settimana non si è allenato con il gruppo.

Come stanno Dybala e Hummels? "Dybala l'ho visto oggi per i primi 20 minuti, fatemi parlare con lui e con i fisioterapisti. Non so come è abituato, quanti allenamenti deve fare prima di essere disponibile. Oggi Hummels ha fatto tutto l'allenamento dopo essere stato male due giorni, mi lascia sereno di poter decidere come voglio e questo è molto importante".

Come si affronta il Napoli di Conte? "Prima che iniziasse il campionato avevo detto che sarebbe arrivato primo o secondo. Ora è di nuovo in auge, sarà una partita bella e difficile, sia per noi che per loro".

Questa squadra ha una mentalità vincente? "Ora è difficile dirlo. I giocatori sono validi, quando perdi entri in una spirale negativa, il mio lavoro è di ridargli fiducia in loro stessi. I risultati sono quelli che contano, i risultati accrescono l'autostima, la fiducia in se stessi e nei compagni. La qualità certo che c'è, è una buona squadra, con tutto. Vanno ora supportati da me e da tutti quelli che stanno dietro, i tifosi che sono la prima cosa, l'anima di una squadra. L'allenatore può essere bravo o no, ma sono i tifosi la benzina della squadra. Ora dobbiamo essere noi bravi a tirarceli dietro con prestazioni e voglia di far vedere chi siamo".

Qual è il problema di Dybala? È mentale? “Dobbiamo aiutare il ragazzo, se ha questo fastidio bisogna risolverlo, poco ma sicuro. Se sarà accertato che non ha niente bisognerà scandagliare ancora di più sul motivo per cui ha questo dolore. Noi stiamo facendo tutto il possibile affinché sia disponibilissimo. Lui è sempre propositivo, positivo, ci ho parlato in questi giorni. Io non voglio comunque mai rischiare i miei giocatori, preferisco perderli per una partita piuttosto che per un mese. Ci sono tre partite in sequenza, voglio parlare con lui e capire quello che mi può dare”.

Lei ha riportato entusiasmo nella piazza, ma poi c'è la realtà. Questa immagine di Harry Potter che le è stata data le dà pressioni o le piace? “Ringrazio in primo luogo i tifosi per l’affetto. La pressione l’ho sempre avuta, se non la sentissi non avrei scelto di tornare. La squadra ha bisogno di tutti, ha fatto male, ha fatto peggio. Non serve un mago, serve una persona normale che gli dia fiducia e piano piano si risolvono i problemi del malato, se la squadra è malata. Io ho sempre cercato di tirare fuori il bambino che è dentro i miei giocatori. Facciamo un mestiere meraviglioso, che sogniamo da quando siamo bambini. Ora dobbiamo tornare indietro e giocare con quell’entusiasmo. Non siamo più bambini, siamo adulti e vaccinati, abbiamo responsabilità, verso chi ci paga e verso un popolo intero. Poi si può giocare bene o male, hanno già giocato bene. Certo che se uno è malato non guarisce dall’oggi al domani. Ci sono degli step e siamo pronti a farli tutti compatti, società, spogliatoio, e sono convinto che il pubblico ci darà una mano”.

Dovbyk come sta? “Non ha problemi, sta bene. Alla squadra ho detto che lui si trova meglio con palla in profondità piuttosto che addosso".

Cosa ha consigliato a Pellegrini per superare questo momento? “Da capitano deve saper reagire. Quando cadi la cosa più bella è vedere come ti rialzi, con cattiveria e determinazione. Lui è un po’ introverso per essere un romano, si tiene tutto dentro, deve reagire alle avversità e sono convinto che lo farà”.

Lei che spogliatoio ha trovato come umore? “Se Juric l’ha trovato triste, immaginate io (ride, ndr). Per questo ho parlato del bambino dentro di loro, gli ho ricordato come eravamo tutti. Se faccio questo mestiere è perché ho un sogno dentro, voglio che lo tirino fuori. Facciamo il mestiere più bello del mondo, ci pagano, solo chi cade può rialzarsi e noi abbiamo la possibilità di rialzarci”.

Lei ha detto che Angelino non avrebbe più giocato nei tre centrali. “Gli allenatori sono tutti bugiardi (ride, ndr)”.

In caso di difesa a tre può giocare Cristante al centro? “Può giocare lì, ma se ho Hummels perché deve giocare Cristante? Evidentemente prima non stava bene Hummels. Tante volte l’allenatore fa mosse strane, ma sa cosa può chiedere ai giocatori, li vede in settimana. Il calcio è vario, cambia da un giorno all’altro, noi allenatori dobbiamo essere sul pezzo, pronti. Magari voi volete sapere se gioco a quattro o a cinque o a tre, ma il Napoli ad esempio come gioca? 4-3-3? Guardatelo bene. A 5 e mezzo”.