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Nainggolan: “Se volessi essere un esempio per i bambini farei l’insegnante”

Le parole del centrocampista giallorosso, che è stato escluso da Martinez dalla lista dei convocati del Belgio per il Mondiale

Luca Benincasa Stagni

Nainggolan si sfoga davanti ai microfoni della tv belga Vier, durante il programma Gert Late Night. Il centrocampista giallorosso è rimasto scottato dalla mancata convocazione di Martinez al Mondiale e stasera si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. Ecco le sue parole:

"Ho avuto una strana sensazione quando Martinez è venuto a Roma per parlare. Mi ha chiamato per chiedere se fossi a casa e mi ha chiesto se potessi fare un salto all'Hilton quella sera. I miei compagni di squadra pensavano che mi avesse convocato per impormi delle regole in vista della Coppa del Mondo, ma non era questo il motivo della sua visita. Per me conta solo la prestazione sul campo e ciò che un calciatore fa al di fuori di esso non ha alcun valore. Dico quello che penso e non me ne vergogno. Non sono qualcuno che parla alle spalle o dice le cose dietro le quinte. Io lo dico in modo diretto". 

Sulla scelta di Martinez: "E così la ragione per lasciarmi a casa sarebbe stata tattica? Penso che il campionato italiano sia la competizione più tattica di tutte. E allora qual è il motivo? La realtà è che abbiamo avuto una relazione difficile fin dall'inizio. Ho giocato un ottimo campionato europeo e ho anche giocato le prime partite con lui in panchina, ma da quel momento in poi il rapporto è peggiorato. Sì, sono arrivato in ritardo a quella riunione, ma non voglio dire tutto quello che è successo. Nonchalance? Può essere. Ho lasciato il paese molto giovane. Capisco i belgi quando dicono che devo dare un esempio ai bambini piccoli, ma io la penso al contrario. Cerco di vivere come una persona normale. Non ho intenzione di criticare qualcuno che beve una pinta di birra davanti a me solo perché non bevo birra. Cerco di condurre la mia vita. Ci saranno sempre critiche. Per me deve essere importante la prestazione sul campo e non lo stile di vita. Se volessi essere un esempio per i giovani, adesso farei l'insegnante o l'educatore. Vincere è la cosa più importante per me". 

Sulla reazione alla mancata convocazione: "All'inizio ho avuto parecchie difficoltà, anche perché tutt'oggi continuo a vedermi costantemente su tutte le pubblicità, mentre non potrò andare in Russia. È strano. I molti messaggi di supporto che ho ricevuto dai fan e dai compagni di squadra mi hanno davvero fatto bene. Ma è un'esclusione fa ancora male. Ho avuto una buona carriera, ma mancare due coppe del mondo è doloroso. Penso che il motivo della mia mancata selezione è che non appaia abbastanza buono, ed è per questo che l'ho scritto. Io, però, non ho mai avuto problemi con un giocatore. Ho ricevuto telefonate da quasi tutti i compagni di Nazionale che mi dicevano: 'Mi dispiace che tu non ci sia'. Ma sto invecchiando, quindi lo guardo da due lati: è un bene che ricevo supporto, ma penso anche che il gruppo dovrebbe riceverne. Penso di aver rafforzato il rispetto per quello che ho fatto sul campo".

Sull'addio al Belgio: "Se fosse stato un impulso del momento? Ci ho pensato. Ho già subito troppo in nazionale per ricominciare. Per me è finita, anche se arriva un nuovo allenatore nazionale. Ci sono abbastanza giocatori e ho già superato i trenta. Se domani il ct mi chiedesse di rendermi disponibile, lo apprezzerei, ma ci sono giocatori giovani da chiamare ed io ho fatto abbastanza. Sono sempre stato un uomo di parola. Amo il calcio, mi diverto sempre quando faccio il mio lavoro. Ma tutto ciò che lo circonda, tutta la menzogna, mi rende stanco. Non solo manager: ovunque si senta il profumo del denaro, le persone vengono per annusarti. I parassiti sono sempre lì. Io e mia moglie vediamo rapidamente se qualcuno è interessato solo ai soldi. Teniamo i nostri amici vicini. Anche il mio broker. Ho avuto un'infanzia molto difficile e questo mi ha insegnato ad essere così".