Ultimo giorno di ritiro, i giallorossi questa mattina scenderanno in campo prima dell'impegno delle 19 contro l'Avellino al Benito Stirpe di Frosinone. Ai canali media della Roma è intervenuto il direttore sportivo giallorosso Monchi.
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Monchi: “Serviva una piccola rivoluzione. Stupito dagli applausi, danno pressione positiva”
Le parole del direttore sportivo giallorosso: "Stiamo cercando di costruire per il presente e per il futuro. Si parla molto della Roma che vende i giocatori, ma ne acquista anche tanti"
Un bilancio del ritiro?
stata una scelta difficile quella di rimanere a Trigoria, ma alla fine abbiamo trovato il posto giusto. I calciatori e lo staff tecnico sono contenti e hanno fatto un buon lavoro. Il bilancio finale è molto positivo.
Un giudizio sui nuovi giocatori?
Questi primi giorni sono sempre utili per far ambientare i nuovi alla squadra e ai compagni. Sono rimasto sorpreso dall'adattamento di tutti i nuovi e questo è molto importante. Volevo tutti i giocatori in ritiro per adattarli al meglio. Alla fine dimentichiamo che i calciatori sono persone e hanno anche bisogno di tempo. Il mister è contento e io con lui. Ancora manca molto a livello fisico, tecnico e tattico, ma sono contento per il lavoro del gruppo.
Di Francesco ha potuto lavorare con gran parte del gruppo.
Era una cosa studiata, sappiamo che purtroppo non molti giocatori della Roma erano al Mondiale. Siamo stati bravi a portare il maggior numero di acquisti per il ritiro.
È favorevole alla chiusura del mercato prima dell'inizio del campionato?
Ancora meglio se finisse domani (ride, ndr). Sì, è giusto chiuderlo prima dell'inizio del campionato. Mi dispiace che chiuda solo in Inghilterra e in Italia. Questo è un primo step per migliorare nel futuro. Il mercato comincia quando finisce la stagione: tre mesi di calciomercato sono tanti. Non c'è bisogno di così tanto tempo, in un mese e mezzo si può fare tutto.
La tournée.
È importante perché abbiamo la possibilità di giocare con grandi squadre e continuare così la preparazione, ma è importante anche per il brand del club. Se giochiamo con quelle squadre significa che stiamo facendo qualcosa di buono. La crescita del marchio Roma è importante, e mi piace vedere il nostro nome accostato a Real Madrid e Barcellona.
Tanti acquisti.
Stiamo cercando di costruire per il presente e per il futuro. La mia idea è di fare meno acquisti nel futuro, ma adesso avevamo bisogno di questa piccola rivoluzione per cambiare qualcosa. Si parla molto della Roma che vende i giocatori, ma ne acquista anche tanti. Anche per questo bisogna mandare un messaggio positivo: la Roma ha ambizione per costruire qualcosa di importante per tanti anni.
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La Roma a che piano è?
Siamo vicini al piano più alto, ma manca ancora un po'. Con il lavoro collettivo e la fiducia stiamo salendo, credo che stiamo andando avanti e siamo sulla strada giusta. L'importante è essere convinti che la strada che prendiamo ci porterà agli obiettivi ai quali aspiriamo.
Quanto è importante per un direttore sportivo conoscere il nuovo acquisto e la sua famiglia?
Tantissimo, perché il giocatore potrebbe essere pronto per una squadra e non per altre. Il direttore sportivo deve capire che quel determinato giocatore può integrarsi nella filosofia di gioco della squadra, e lo stesso giocatore deve essere convinto di far bene. A volte escono tanti nomi di giocatori che non riescono a ripetersi nel nuovo club: dobbiamo sempre ricordarci che i giocatori sono persone, di conseguenza hanno bisogno di trovare tranquillità e fiducia. Il giocatore non si dimentica mai di giocare a calcio, è la persona che non trova il posto che lo aiuta a sviluppare il suo percorso da calciatore.
C'è un giocatore che la rende particolarmente orgoglioso?
Per fortuna ho avuto tanti giocatori che poi sono diventati importanti. Il giocatore di cui parlo sempre è Daniel Alves: ha avuto il percorso perfetto. A livello personale un giocatore che ha fatto un percorso simile è Rakitic: è difficile trovare un giocatore come lui per mentalità.
Coric ha impressionato per personalità.
È un ragazzo intelligente e sveglio fuori dal campo. In due mesi ha imparato l'italiano. Poi se c'è la qualità è tutto più semplice. Ha qualcosa di diverso, può diventare un giocatore importante.
L'applauso del Tre Fontane?
È importante per continuare il lavoro. Ne ho parlato con la mia famiglia: nel giorno della cessione di Alisson, gli applausi di duemila tifosi ti aiuta a lavorare e ti dà pressione positiva per trovare la strada che tutti vogliamo. Forse mi aspettavo qualcosa di diverso ieri (ride, ndr). Io sono un direttore diverso, mi piace avere un contatto diretto con i tifosi perché lo sono anche io. A volte mi piacerebbe essere più in curva che in tribuna.
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