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Meis: “L’Olimpico ha una grande storia, ma andrebbe rifatto per renderlo adatto al calcio”

"A volte le strutture esistenti sono così compromesse che i costi di un intervento sarebbero uguali o addirittura maggiori rispetto alla costruzione di un nuovo stadio" ha dichiarato l'architetto responsabile del progetto del nuovo impianto della...

Redazione

L'architetto che ha dato vita al progetto del nuovo stadio della Roma, Dan Meis, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de "La Lettura", inserto settimanale del Corriere della Sera. La nota archistar ha affrontato l'annoso tema del rinnovamento dei vecchi stadi (in particolare Anfield Road, l'impianto del Liverpool): «Il fattore chiave nel rinnovamento di un impianto mitico è quello di generare guadagni significativi. Un nuovo impianto deve avere suite di lusso, aree dedicate agli sponsor, ristoranti. Ma si valuta caso per caso. Se è difficile lasciare uno stadio con decine di anni di storia e di memorie dei tifosi, a volte le strutture esistenti sono così compromesse che i costi di un intervento sarebbero uguali o addirittura maggiori rispetto alla costruzione di un nuovo stadio. A Roma l'Olimpico ha una grande storia ma a causa della pista d'atletica andrebbe rifatto l'intero catino per renderlo ottimale per il calcio. In molti casi in Europa gli impianti storici sono anche cittadini e bloccati dal tessuto urbano. E questo rende difficoltoso ammodernarli o ingrandirli».

Su San Siro: «La sua situazione è complicata. Non solo per la condivisione dei due club, che crea disaccordi sulle questioni chiave. Ma anche per il fatto che la struttura è concepita più per un pretenzioso esercizio di stile architettonico che per il godimento della partita. Ma dal momento che una nuova costruzione in Italia rappresenta già di per sé una sfida, prima di abbandonare San Siro studierei le potenzialità di un sensibile rinnovamento, sostenibile dal punto di vista economico».

«A volte la carta bianca rappresenta uno svantaggio. Troppo spesso gli architetti sono tentati da forme spettacolari che hanno poco a che vedere con la città o con il club - ha poi concluso Meis - Io amo la sfida di catturare la storia di un luogo, di conservarla. Mi piace integrare tutto l'ambiente circostante, fatto di parcheggi, luci vie d'accesso... Mi ispiro al Palio di Siena. E una grande piazza pubblica che due volte all'anno diventa uno stadio. Sarebbe una gran cosa se ogni impianto trasmettesse questo, come se fosse il vero cuore della città».