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Mancini: “Vedere mia figlia in incubatrice è stato pesante, la Roma mi è stata vicino”

LaPresse

Il difensore giallorosso racconta i momenti difficili dopo la nascita prematura della figlia. Poi racconta gli esordi e non solo: "Il derby un'emozione unica"

Redazione

Lo scorso anno Gianluca Mancini si è conquistato un posto di rilievo nella rosa della Roma e di Paulo Fonseca. Il difensore arrivato dall'Atalanta è stato fondamentale soprattutto nell'emergenza che ha colpito i giallorossi e che lo ha portato a giocare anche a centrocampo. In una lunga intervista ai microfoni di 'Sky Sport', Mancini si è raccontato dagli esordi all'esperienza romanista:

Gianluca, come sei stato scoperto?

Ho iniziato nella squadra del mio paese, mio padre non voleva inizialmente. Un allenatore mi ha invitato a fare un provino, mi hanno visto giocare e sono andato a Firenze, lì ho fatto tutta la trafila delle giovanili. Poi sono passato a Perugia, con sacrificio si possono raggiungere i risultati.

La tua famiglia ti ha sempre appoggiato?

La famiglia è importante per ogni calciatore, i miei genitori non mi hanno mai messo pressioni e mi hanno fatto divertire. Gli amici ed una famiglia alle spalle sono importanti.

Si possono creare dei legami nel calcio?

Io ho un pensiero strano sul calcio, si possono creare dei legami ma difficilmente proseguono. Con Spinazzola è successo, saremmo stati amici anche se ci fossimo conosciuti fuori dal campo. Sono cresciuto in un paese molto piccolo, andare a giocare nelle grandi città mi ha fatto crescere in fretta.

Quando incontri i tuoi amici ti trattano diversamente rispetto a prima?

Non voglio essere trattato diversamente, i miei amici mi trattano come prima. Non parliamo mai di calcio, parliamo di famiglia e cose quotidiane.

Sulla lontananza dalla famiglia

Il primo anno a Perugia sono andato da solo, mia moglie lavorava. I primi mesi sono stati difficili, non vedevo la famiglia e gli amici, ho passato dei momenti complicati. Mia moglie mi supporta in tutto, mi sfogo tanto con lei e dopo ogni chiacchierata con lei è tutto diverso.

Sulla nascita prematura della figlia

Mia moglie ha fatto una gravidanza perfetta, la bambina ha deciso di uscire prima. È successo tutto molto velocemente, siamo andati in ospedale la sera e la mattina dopo avevo la sveglia per andare al campo. Vedere mia figlia in incubatrice è stato pesante. Siamo stati in un ospedale dove gli infermieri sono angeli. Non ci sono mai stati problemi, mia moglie mi ha dato forza e le sue parole mi hanno emozionato. Io ho cercato di fare il marito, ma dovevo anche fare il professionista perché c'erano delle partite da fare. Nella mia stessa situazione ho visto dei papà che andavano a lavorare alle 8 di mattina fino alle 8 di sera, potevo farlo anche io. A Trigoria mi hanno aiutato tanto in quei giorni difficili.

Hai un portafortuna?

Ho un bigliettino fatto da mia moglie, era il mio primo anno in Serie A e non giocavo. Prima di andare in Nazionale giovanile lei mi lasciò nello zaino un bigliettino che è rimasto lì. Da allora sono successe tante cose positive.

Come è stato debuttare nel derby?

È stata un'emozione unica, ero abituato a vedere queste partite in tv. Le emozioni erano a mille, è stato molto bello.

Su Beppe Riso, il suo procuratore

Io arrivavo da un'esperienza lavorativa che andava avanti da quando ero piccolo, un ragazzo che giocava con me alla Fiorentina mi disse che Beppe voleva fare due chiacchiere con me. Ci siamo incontrati a Bergamo in un bar. Mi sembrava di conoscerlo da tanti anni, lo chiamo leone. Mi stima, ascolta le mie esigenze. Il procuratore non deve occuparsi solo di contratti, da parte mia i rapporti umani sono importanti.

Hai ancora un sogno nel cassetto?

Il cassetto non è ancora chiuso, ho 24 anni e un mondo da imparare sia a livello umano che calcistico. Voglio migliorare ed arrivare ad essere ricordato come una brava persona ed un bravo calciatore.