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Losi: “Spalletti ha più carisma di Garcia. Totti deve essere gestito senza ansie”

“La differenza tra Roma e Real Madrid attualmente è molto grande, ma ai miei tempi era ancora maggiore"

Redazione

“Il Real di Puskás e Di Stefano che affrontammo noi era più forte di questo. Spalletti ha portato il suo carisma e lo sta trasferendo alla squadra. La gestione di Totti deve avvenire tranquillamente, non deve rappresentare un problema”. L’ex difensore giallorosso Giacomo Losi, protagonista della Roma tra gli anni ’50 e ’60 è intervenuto ai microfoni di Rete Sport alla vigilia della partita di domani contro il Real Madrid per gli ottavi di finale di Champions League.

Tra il Real Madrid di Di Stefano e quello di Cristiano Ronaldo sono passati 60 anni. “La differenza tra Roma e Real Madrid attualmente è molto grande, ma ai miei tempi era ancora maggiore. Incontrare il Real Madrid era incredibile e complicatissimo. Noi lo incontrammo e vincemmo anche a metà degli anni 50. C’erano Di Stefano, Gento e Puskás, giocatori fortissimi. Per me Di Stefano è stato il migliore di sempre, affrontarlo era un onore, solo toccarlo era fantastico. Giocava con una semplicità spaventosa e redditizia ed era bello da vedere, sapeva comandare la squadra. Era giocatore e allenatore in campo. E il grande Real Madrid all’epoca vinceva tutto”.

Di Stefano spesso è stato paragonato ai campioni attuali. “Messi è un grandissimo giocatore, come Ronaldo. E’ difficile fare paragoni, ma sono tutti calciatori che risolvono la partita da soli. Il grande calciatore però è anche quello che indica il gioco per la squadra, che trascina i compagni. Di Stefano era questo”.

Il cambio di guida alla Roma pare stia portando i suoi frutti. “C’è una differenza enorme tra i due allenatori, soprattutto a livello caratteriale. Spalletti ha un carisma che l’altro non aveva, e sa imporsi. Il carisma non è nell’indole di Garcia, comandava più Maicon che l’allenatore in campo. I giocatori devono sapere che l’allenatore è quello che sa più di tutti e può comandare”. Il mister francese era forse troppo buono con i calciatori: “I giocatori si abituano all’allenatore e c’è il rischio di un’eccessiva confidenza che deve essere gestita. Questo ‘difetto’ non è stato gestito bene dal tecnico”.

Il ruolo del terzino nel calcio si è modificato, racconta Losi: “E’ cambiato molto, come è cambiato il tipo di gioco. Allora c’erano i difensori laterali che dovevano controllare le ali, nel modulo WM. Se qualcuno andava troppo avanti veniva criticato perché rischiava di perdere la marcatura. Io ero spregiudicato e quando salivo l’ala mi diceva di arretrare subito. Dopo aver rubato la palla dovevi affidarla ad un giocatore offensivo. In questo senso eravamo frenati come difensori: lo stopper non superava mai la propria trequarti. Per quanto riguarda la Roma attuale, con Florenzi e Maicon si riusciva a fare bene in fase offensiva, ora c’è un po’ di confusione. Ci devono essere scambi di ruoli che vengono quasi automaticamente in campo, l’allenatore deve incidere ma non totalmente, i giocatori devono muoversi bene anche autonomamente”.

La preparazione della Roma è sempre sotto la lente di ingrandimento: “Le squadre si preparano a correre, molte squadre di provincia si preparano a far solo quello. La Roma nei primi 20 minuti in genere gioca bene e corre. Dopo c’è un’involuzione e poco movimento. La preparazione deve unire fatica e tattica”.

Il capitano Francesco Totti deve essere gestito con tranquillità dalla Roma nella parte finale della sua carriera: “Secondo me lui sa come comportarsi, è un ragazzo molto intelligente. Forse è troppo innamorato del pallone ed ha la Roma del sangue. Anche io non avrei mai voluto smettere. Ad un certo punto bisogna accettare la situazione e lui capirà come gestirsi e quanto ancora può dare alla squadra. Noi non dovremmo drammatizzare il discorso, il mister deve vincere le partite e se pensa che Totti alcune volte non serve, va bene così, non deve essere un problema. E Francesco dovrebbe accettarlo tranquillamente. Poi per il bene che gli voglio lo vorrei sempre in campo”.“Il Real di Puskás e Di Stefano che affrontammo noi era più forte di questo. Spalletti ha portato il suo carisma e lo sta trasferendo alla squadra. La gestione di Totti deve avvenire tranquillamente, non deve rappresentare un problema”. L’ex difensore giallorosso Giacomo Losi, protagonista della Roma tra gli anni ’50 e ’60 è intervenuto ai microfoni di Rete Sport alla vigilia della partita di domani contro il Real Madrid per gli ottavi di finale di Champions League.

Tra il Real Madrid di Di Stefano e quello di Cristiano Ronaldo sono passati 60 anni. “La differenza tra Roma e Real Madrid attualmente è molto grande, ma ai miei tempi era ancora maggiore. Incontrare il Real Madrid era incredibile e complicatissimo. Noi lo incontrammo e vincemmo anche a metà degli anni 50. C’erano Di Stefano, Gento e Puskás, giocatori fortissimi. Per me Di Stefano è stato il migliore di sempre, affrontarlo era un onore, solo toccarlo era fantastico. Giocava con una semplicità spaventosa e redditizia ed era bello da vedere, sapeva comandare la squadra. Era giocatore e allenatore in campo. E il grande Real Madrid all’epoca vinceva tutto”.

Di Stefano spesso è stato paragonato ai campioni attuali. “Messi è un grandissimo giocatore, come Ronaldo. E’ difficile fare paragoni, ma sono tutti calciatori che risolvono la partita da soli. Il grande calciatore però è anche quello che indica il gioco per la squadra, che trascina i compagni. Di Stefano era questo”.

Il cambio di guida alla Roma pare stia portando i suoi frutti. “C’è una differenza enorme tra i due allenatori, soprattutto a livello caratteriale. Spalletti ha un carisma che l’altro non aveva, e sa imporsi. Il carisma non è nell’indole di Garcia, comandava più Maicon che l’allenatore in campo. I giocatori devono sapere che l’allenatore è quello che sa più di tutti e può comandare”. Il mister francese era forse troppo buono con i calciatori: “I giocatori si abituano all’allenatore e c’è il rischio di un’eccessiva confidenza che deve essere gestita. Questo ‘difetto’ non è stato gestito bene dal tecnico”.

Il ruolo del terzino nel calcio si è modificato, racconta Losi: “E’ cambiato molto, come è cambiato il tipo di gioco. Allora c’erano i difensori laterali che dovevano controllare le ali, nel modulo WM. Se qualcuno andava troppo avanti veniva criticato perché rischiava di perdere la marcatura. Io ero spregiudicato e quando salivo l’ala mi diceva di arretrare subito. Dopo aver rubato la palla dovevi affidarla ad un giocatore offensivo. In questo senso eravamo frenati come difensori: lo stopper non superava mai la propria trequarti. Per quanto riguarda la Roma attuale, con Florenzi e Maicon si riusciva a fare bene in fase offensiva, ora c’è un po’ di confusione. Ci devono essere scambi di ruoli che vengono quasi automaticamente in campo, l’allenatore deve incidere ma non totalmente, i giocatori devono muoversi bene anche autonomamente”.

La preparazione della Roma è sempre sotto la lente di ingrandimento: “Le squadre si preparano a correre, molte squadre di provincia si preparano a far solo quello. La Roma nei primi 20 minuti in genere gioca bene e corre. Dopo c’è un’involuzione e poco movimento. La preparazione deve unire fatica e tattica”.

Il capitano Francesco Totti deve essere gestito con tranquillità dalla Roma nella parte finale della sua carriera: “Secondo me lui sa come comportarsi, è un ragazzo molto intelligente. Forse è troppo innamorato del pallone ed ha la Roma del sangue. Anche io non avrei mai voluto smettere. Ad un certo punto bisogna accettare la situazione e lui capirà come gestirsi e quanto ancora può dare alla squadra. Noi non dovremmo drammatizzare il discorso, il mister deve vincere le partite e se pensa che Totti alcune volte non serve, va bene così, non deve essere un problema. E Francesco dovrebbe accettarlo tranquillamente. Poi per il bene che gli voglio lo vorrei sempre in campo”.