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La Roma si allinea all’Europa: ecco il primo gesto concreto contro il razzismo in Italia

LaPresse

Dopo il caso Jesus, i giallorossi sono pronti a seguire una linea guida ben chiara. Il precedente West Ham e l'hashtag "Enough"

Danilo Calicchia

"Il razzismo è l'espressione del cervello umano ridotta ai minimi termini." Con queste convinzioni Rigoberta Menchù, premio Nobel per la pace nel 1992, lottava per i diritti sociali delle popolazione indigene. A distanza di anni, quello del razzismo è rimasto un fenomeno diffuso non solo nella vita quotidiana ma anche nello sport. Un male da estirpare, che con la rivoluzione digitale si è profuso con rapidità nel mondo dei social. L'ultimo caso in tal senso, ha coinvolto direttamente il difensore centrale Juan Jesus che, con una story su instagram, aveva risposto così all'insulto: "Sapete già cosa fare con un tifoso così. Orgoglioso di essere quello che sono". Detto, fatto. La Roma non ha perso tempo e subito ha adottato il pugno duro per punire l'autore del gesto, mandando una segnalazione alla polizia e assegnando il daspo a vita al colpevole. Un passo importante da parte della società, pronta a seguire una linea guida ben chiara.

IL PRECEDENTE-  Il 24 Settembre, proprio il West Ham aveva condannato il video di un tifoso degli Hammers, colpevole di insulti razzisti nel corso di una partita di inzio stagione dello scorso anno. Gli inglesi avevano adottando le stesse misure dei giallorossi, comunicando attraverso Twitter la decisione presa e allegando lo slogan: "Non c'è posto per questo nel nostro club".

BASTA - Con l'hashtag "Enough" la Professional Footballer's Association lottava contro gli episodi sempre più frequenti di discriminazione verso giocatori di colore, chiedendo alle piattaforme di social media e agli enti calcistici di fare di più. Un'iniziativa che aveva coinvolto anche il neo difensore della Roma Chris Smalling, che con queste parole esprimeva il proprio punto di vista: "Nel corso della mia carriera ho sviluppato una spessa corteccia contro gli abusi verbali, giustificandolo come 'parte del gioco. Ma è giunto il momento per Twitter, Instagram e Facebook di prendere in considerazione la possibilità di regolare i propri canali, assumendosi la responsabilità di proteggere la salute mentale degli utenti indipendentemente da età, razza, sesso o reddito".