Con una mail certificata indirizzata venerdì 10 al presidente della LegaSerieA, Paolo Dal Pino, al presidente della Figc, Gabriele Gravina, e all'avvocato Giovanni Barbara di Kpmg, la Roma si è scagliata in maniera veemente contro l'amministratore delegato della Serie A Luigi DeSiervo, chiedendo lumi sui suoi emolumenti e minacciando di adire le vie della giustizia ordinaria. Secondo quanto scrive Milano Finanza, De Siervo ha uno stipendio fisso di 800 mila euro annui, più il 20% di bonus pari a 160 mila euro. Inoltre è previsto un bonus straordinario legato ai diritti tc: De Siervo guadagnerà l'1% della parte incrementale nella prossima asta per la vendita dei diritti (se la Serie A incasserà 1,5 miliardi l'anno nel triennio 2021/2024, il bonus sarà di un milione per un complessivo di tre).
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J’accuse della Roma sullo stipendio dell’ad De Siervo
Clima tesissimo in Lega Serie A: durissima lettera del club di Pallotta sugli emolumenti del manager. Minacciate vie legali
Queste cifre non sono state esplicitate e di qui muove l'affondo giallorosso: la società di Pallotta, nella missiva, ha scritto di "vedersi costretta ad esternare il proprio rincrescimento per la silente inerzia mostrata a fronte di tutte le istanze formulate dalla A.S. Roma, rimaste tutte senza riscontro. In via assolutamente preliminare, ci riferiamo al compenso dell'amministratore delegato, oggetto di nostra precisa richiesta, riguardi l'ottenimento di un dettaglio analitico e compiuto nella totalità delle sue voci, che non ci è stato mai inviato e che allo stato risulta del tutto ignoto".
Nella stessa lettera la Roma ribadisce che "il compenso dell'ad è stato negoziato dal Consiglio federale in assoluto dispregio di qualsiasi provvedimento decisorio da parte dell'assemblea e, sul punto, richiamiamo le comunicazioni del 3 febbraio 2020, del 18 febbraio 2020 e del 5 marzo 2020, insistendo sul nostro assunto che il Consiglio non aveva nessun potere per deliberare sul compenso dell'amministratore delegato e che siffattoconseguente contratto sia minato da palese vizio di invalidità".
Pertanto, continua la missiva: "emerge che non vi fu nessuna rituale approvazione del regolamento contrattuale con l'amministratore delegato da parte di chi era legittimato a farlo". Non ritenendo esaustive le giustificazioni fornite a fine febbraio dall'avvocato Barbara per la "disapplicazione del dettato statuario", conclude la lettera della Roma, "ribadiamo la necessità di avere chiarimenti circa la modalità della predisposizione. Restiamo pertanto in attesa di sollecito riscontro dal contenuto esaustivo ed esauriente della fattispecie richiamata, ove, in mancanza, la scrivente Societàinterpreterà il recidivo e reiterato silenzio come il desiderio che tale complessa e controversa questione, scaturita da gravissimi vizi di una Delibera di siffatto rilievo ed eimportanza, siano valutati in altra sede di competenza non domestica, ma giurisdizionale ordinaria".
Nelle prossime ore il Consiglio dovrebbe riunirsi per affrontare la questione.
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