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Gerson: “Il calcio qui è complesso, Spalletti mi sta aiutando. Non siamo lontani dalla Juve”

Il centrocampista brasiliano su Totti: "È un giocatore fenomenale. Se disponi di un compagno del genere in squadra è un privilegio. Ti parla sempre, dà consigli sulla città, il calcio, questo tutti i giorni"

Redazione

Il centrocampista della Roma Gerson ha rilasciato un'intervista al portale brasiliano "Globoesport.com", parlando del suo avvio di stagione con la maglia giallorossa, oltre che al rapporto con i compagni di squadra.

Il paragone con Pogba… 

"Questa storia di Pogba è iniziata quando stavo nel Fluminense. Lo presi come un complimento. Si tratta di un grande giocatore ma io sono Gerson, ho il mio stile di gioco. Originariamente giocavo da trequartista nel calcio brasiliano, ero il famoso “numero 10″, il quarto uomo a centrocampo, il giocatore che distribuisce palloni per finalizzare il gioco. Sono versatile e posso giocare in altre posizioni e in mezzo al campo. Contro l’Astra Giurgiu, ho giocato a centrocampo, praticamente da volante, che ha diverse funzioni qui in Europa rispetto al Brasile, più a sinistra nel campo e mi è piaciuto. È tutta una questione di adattamento. I miei esempi nel mondo del calcio sono Totti e De Rossi, ragazzi che hanno fatto la storia del club per anni. Vedevo Totti giocare quando ero ancora un bambino nella Baixada Fluminense di Rio de Janeiro e oggi gioco insieme a lui. Dà molti consigli ai giovani del gruppo e questo è un esempio per migliaia di giocatori, anche per me".

Hai giocato da titolare in Europa League contro l’Astra Giurgiu, al fianco di Totti, e hai ricevuto elogi da Spalletti. Cosa ti chiede?

"Di stare concentrato e di giocare il mio calcio. Naturalmente ho i miei doveri, ma preferisco non commentare la tattica della squadra, ma posso dire che lui mi ha sempre fatto sentire a mio agio quando entravo in campo".

In Italia la Juventus sembra di gran lunga superiore agli altri. La Roma ha tre secondi posti (negli ultimi quattro anni). Cosa manca per arrivare in testa?

"Abbiamo un gruppo molto forte. Il collettivo della Juventus è molto unito. La nostra squadra è offensiva e non perde consistenza in difesa. Entriamo in campo sempre con grande mentalità, con la dimensione della Roma cioè è per vincere titoli. La Juventus è molto forte, ma non siamo lontani da loro. Abbiamo una squadra vincente che sa quello che vuole. Potete star certi che faremo di tutto affinché la Juventus non vinca ancora".

Com’è giocare al fianco di Totti? Uno dei tuoi idoli d’infanzia…

"Totti è un giocatore fenomenale. Se disponi di un compagno del genere in squadra è un privilegio. Ti parla sempre, dà consigli sulla città, il calcio, questo tutti i giorni".

Come ti trovi a Roma?

"Ho apprezzato molto la città e ancora la sto conoscendo. Ovviamente con la quotidianità degli allenamenti è difficile girarla. Mia moglie e mia figlia sono con me qui. Mi sono adattato all’Italia e al club. Mi sento a casa  e mi godo mia figlia Giovanna e la famiglia. Mio padre viene qui una volta al mese. È stato facile adattarmi".

Sei arrivato a gennaio e poi tornato in Brasile per 6 mesi. Perché non sei rimasto in Italia in un’altra squadra?

"In un primo momento non sono venuto perché era stata superata la soglia dei giocatori extracomunitari permessi ed io volevo allenarmi e giocare. Così abbiamo parlato con il club e siamo andati in prestito alla Fluminense per mantenere il ritmo partita e provare a vincere qualche trofeo nel club in cui sono cresciuto. Per fortuna siamo riusciti a vincere il primo campionato. E’ un sogno che ho fin da bambino quello di vincere un titolo con la maglia del Fluminense".

Cosa hai imparato in questi sei mesi con la maglia della Roma?

"Al mio ritorno a Roma, ho appreso che, in realtà, il calcio qui è complesso, con diverse metodologie e concetti. Mi sono inserito con l’aiuto dei miei compagni di squadra, l’allenatore ed il lavoro che ho fatto in allenamento. Il club mi dà tutto il supporto necessario per questo".

Il tuo caso è un po’ diverso da Gabigol, ma avete quasi la stessa età e c’è grande attesa per vedervi giocare. Nel corso degli ultimi quattro mesi, lui ha avuto poche possibilità. I giovani brasiliani non sono pronti o meritate più possibilità?

"Guarda, io non posso parlare per Gabriel, è un giocatore straordinario. Ma nel mio caso se ne parlava. Io mi sono allenato molto da quando sono arrivato qui. Come ho detto prima, qui ci sono diversi metodi rispetto al Brasile e mi sto adattando. Per quanto riguarda l’essere pronto, dipende da ciò che il club vuole e questo varia di squadra in squadra. Ora sto avendo più possibilità: da quando sono tornato a luglio ho giocato 11 volte. Devo cogliere le possibilità e provare a dare sempre il meglio".

Che consiglio gli daresti?

"Difficile dare consigli. Ho appena iniziato la mia carriera qui in Europa. Credo che il duro lavoro e la pazienza siano cruciali in questo momento".

Non sei stato convocato nella Nazionale Under 20...

"Non sono stato chiamato ma non mi lamento. Il tecnico Micale sa quello che fa e io lo rispetto molto. In passato ero stato convocato, ma ora devo concentrarmi sulla Roma e lavorare sodo. Più avanti sono sicuro verrà chiamato e aiuterò la squadra del mio Paese a vincere titoli".