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Fonseca: “Non capisco il ‘no’ agli allenamenti. La Roma può aiutare la gente a dimenticare”

Il tecnico giallorosso: "Non abbiamo le possibilità di investire che hanno altri club, ma c'è tanta organizzazione e la forza dei tifosi. In poco tempo vinceremo insieme"

Redazione

Il calcio aspetta di conoscere il suo futuro. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora mette frena la Figc, che era pronta a ripartire e indica come "sempre più stretta" la possibilità che il campionato riparta. La Roma resta in attesa, così come il suo tecnico Paulo Fonseca che ha parlato sulle frequenze di Teleradiostereo.

Il calcio avrebbe potuto riprendere gli allenamenti?

Dico di sì. Non riesco a capire perché si può correre in un parco pieno di persone e invece non ci si può allenare a Trigoria, dove ci sono tutte le possibilità di lavorare in sicurezza. Abbiamo tre campi e sono più sicuri piuttosto che andare in un parco. A Trigoria c'erano tutte le condizioni.

Quando parla di Roma sembra emozionarsi. Ci possiamo fidare?

Totalmente. Non lo faccio perché sono qui, sono innamorato della Roma. Non solo del club, ma anche della città. E' un sentimento unico. Mi piace la città che è la più bella del mondo. Quello che vivo a Roma con i tifosi e con l'atmosfera che c'è è unico. La società è molto organizzata, c'è un'atmosfera positiva e abbiamo persone molto preparate. Questo non è facile da trovare per un allenatore. Le persone sono fantastiche con me e con la mia famiglia. Sono grato e orgoglioso di essere l'allenatore.

E' importante ricominciare con il calcio?

In questo momento è importante. In questa situazione difficile la Roma più aiutare a dimenticare il problema sociale. Se abbiamo una squadra che fa sognare i romanisti, la città può essere allegra dimenticando il vero problema che abbiamo in questo momento. Qui è diverso rispetto ai posti dove ho allenato, le persone sono davvero affezionate alla squadra e tutto quello che facciamo influenza i romanisti. Se già prima ero orgoglioso adesso lo sono ancora di più perché la Roma ha fatto un grande lavoro sociale. Questo mostra il legame tra le persone e la squadra, questo è più importante dei risultati.

Quando un tecnico cambia paese e squadra è più difficile insegnare calcio o entrare nella testa dei giocatori?

Quando arriviamo in un club di un altro paese, si parla sempre di mentalità e culture. Ho un vantaggio, noi siamo tutti latini. Gli italiani hanno una forma molto particolare ma molto simile a quella dei portoghesi. Per me è stato più facile adattarmi. La forma in cui si comunica con i giocatori, come si influenzano e si motivano per fare un lavoro in cui tutti credono. Devo dire che qui a Roma io ho sentito sempre una grande apertura di tutti i giocatori e di tutte le persone nel club.

Per lei i valori della vita contano più della carriera...

Sicuramente. Il mio agente è Marco Abreu e lui mi ha scelto quando era il ds dell'Aves, in Segunda Liga. Lui mi ha fatto allenare per la prima volta in un campionato professionistico. Dopo si è creata una grande amicizia. Io ero in una grande agenzia con il miglior agente del mondo, ma ho bisogno di sentire fiducia di chi lavora con me, come succede con Marco che è più che un agente, è un amico. Ci sono cose più importanti rispetto ai soldi. Per questo ho cambiato.

Ha capito qual è il più grande problema della Roma che oggettivamente ha vinto poco? 

La questione è sportiva, non ci sono le condizioni per fare meglio. Io ho allenato altri club e devo dire una cosa. A volte questa questione è una scusa. Io penso che tutti i club devono avere questo ambiente. E' la dimostrazione che la Roma è grandissima. Se siamo una società piccola nessuno parla della Roma. Penso che se vogliamo vincere abbiamo bisogno di creare le condizioni per vincere. Quando siamo tutti uniti possiamo fare grandi cose. La Roma è più grande degli altri club perché ha la forza dei tifosi, ha la forza di tutti. Io sono un allenatore e voglio sentire queste cose. E' vero che ci sta tanta critica, magari non è tutto perfetto. Ma è la dimostrazione che la Roma è grandissima, tutti viviamo la Roma con grande intensità. Se vogliamo essere forti non possiamo non avere questo. Ci sono poi altre cose che sono importanti da capire. In questo momento è difficile per la Roma arrivare agli investimenti degli altri club. Con l’organizzazione che c’è ora però sta creando una base sicura per essere in condizione di lottare con gli altri club che fanno grandi investimenti.

Quando è stata la prima volta che lei ha pensato di venire alla Roma?

Io devo dire che come portoghese io ho sempre guardato il calcio e la Roma era uno dei club che mi sono sempre piaciuti di più. Devo confessare che ho sentito questa voglia di essere allenatore della Roma durante la partita che io ho fatto con lo Shakhtar all’Olimpico. C’era un’atmosfera e un ambiente fantastico e io ho pensato che mi sarebbe piaciuto tanto allenare la Roma con questi tifosi, con questo stadio, con questa atmosfera e in questa città.

Speriamo di vincere presto insieme.

In poco tempo sarà possibile vincere qualcosa.