La Roma questa mattina ha pubblicato il Draw my Life di Diego Perotti: un video in cui, tramite dei disegni, l'attaccante argentino racconta i momenti più salienti della sua vita. Queste le parole del giallorosso:
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Draw my life, Perotti: “La Roma è stata un colpo di fulmine, un’attrazione fortissima” – VIDEO
"Accettare la Roma non è stato complicato, il giallorosso è stato un colpo di fulmine, un'attrazione fortissima simile a quella per i colori della Seleccion. Come tutti gli argentini, nel cuore conservo il sogno di riconquistare la maglia...
"Ciao, sono Diego Perotti e sono nato a Moreno nella provincia ci Buenos Aires il 26 luglio 1988. un papà calciatore, una mamma piena di attenzione e due sorelle, una più grande e una più piccola. In mezzo ci sono io, Diego, come Armando Maradona. Quel nome in fondo è il primo dono che ho ricevuto dai miei genitori. Mio padre Hugo ha avuto la fortuna di vestire la maglia del Boca e di giocare con il più grande di tutti i tempi. La mia passione per il pallone è scoppiiata prima che avessi consapevolezza del nome che portavo. Aveto talento e un desiderio smisurato di diventare un calciatore, ma il destino quando ti prende per mano non sempre scegli una linea retta. La mia carriera ha conosciuto tante curve e tanti momenti di difficoltà. Sapete che quando cadiamo è solo per rialzarci. A tredici anni mi sono scontrato con la prima grande delusione della mia vita: il Boca mi ha scartato perchè il mio fisico era ancora esile e il tempo mi ha giocato un brutto scherzo. Cercavo altre squadre, il calciomercato si è chiuso e così io mi sono trovato tagliato fuori: un anno fuori e il sogno che stava per sgretolarsi. E allora che si fa? Semplice, si riparte. Sono approdato al Deportivo Moron, un piccolo club di una categoria equiparabile alla Serie C. Lì ho capito che il mio desiderio di giocare era più forte di ogni altra cosa, forse anche più dell'ambizione stessa. Ero felice, avevo trovato la mia dimensione. Tutto quello che è successo dopo ha dell'incredibile. Il Siviglia mi ha riportato alla ribalta del calcio europeo e a 21 anni ho avuto l'onore di vestire la maglia dell'Argentina. Io non trovo le parole giuste per raccontarvi l'emozione che ho trovato. Sapete chi era il ct della Nazionale? Maradona. Sapete chi ho sostituito a dieci minuti dalla fine in un'amichevole contro la Spagna? Messi. Maradona mi fa cenno di entrare, messi mi da il cinque. Se esiste un tempo e un luogo per il riscatto di tutte le cose perdute quello era il mio incrocio. Mentre il calcio mi scaraventava all'interno della favola, io cercavo di restare in tutti i modi aggrappato alla normalità, coltivando una piccola passione. Adoro i film e le storie che hanno come protagonista i detective così mi sono iscritto all'università di Siviglia e ho frequentato un corso di criminologia. Purtroppo quell'esperienza è durata poco, gli impegni calcistici non mi hanno permesso di approfondire gli studi, e anche la notorietà non faceva sentire a mio agio tra i compagni del mio corso. Gli studenti mi fermavano per chiedere autografi, mi sentivo al centro dell'attenzione e mi sembrava troppo strano. Una volta sono persino dovuto uscire dalla classe per rispondere a una telefonata di Maradona. Può sembrare divertente, ma io lo trovavo poco rispettoso nei confronti di professori e dei miei compagni. Non permettete mai che il successo vi faccia perdere di vista le regole della convivenza in un gruppo. La mia carriera ha conosciuto anche momenti complicati. Dopo il successo con il Siviglia ho iniziato a fare i conti con una serie di infortuni che hanno messo a dura prova la mia tenacia. Una nuova, brevissima parentesi con il Boca non è andata nel verso giusto. Ero ancora di fronte a una svolta, smettere o riprovarci. La rinascita questa volta si chiamava Genoa, un altro trampolino, un'altra opportunità. In Italia sono tornato a credere in me stesso e a divertirmi giocando a calcio. Così il destino mi ha messo di fronte all'ultima sfida. Ora la partita della mia vita si gioca a Roma, e io sono pronto a giocarmela fino in fondo. Nella capitale mi sono trasferito con mia moglie Giulietta e mio figlio Francesco, i miei compagni di viaggio irrinunciabili. Accettare la Roma non è stato complicato, il giallorosso è stato un colpo di fulmine, un'attrazione fortissima simile a quella per i colori della Seleccion. Come tutti gli argentini, nel cuore conservo il sogno di riconquistare la maglia albiceleste. Nelle tasche oggi porto con me la lezione: cadiamo per rialzarci. A proposito, al mio primo derby mi sembra che siamo rimasti in piedi... O sbaglio?"
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