Il 10 maggio del 2003, Daniele DeRossi segnava il suo primo gol con la maglia della Roma. Diciassette anni fa. Un'enormità. Capello lo aveva fatto esordire in SerieA proprio quell'anno e per il giovane ragazzino di Ostia, fresco della maglia numero 27, prima dell'esultanza c'erano state solo altre due presenze in campionato (contro Como e Reggina). La cornice, come fosse un segno del destino, è quel pubblico dell'Olimpico che piano piano lo imparerà a conoscere nel corso della sua lunga vita alla Roma. Lo stesso pubblico rimasto a bocca spalancata per il gesto tecnico di un giovane diciannovenne che entra a gamba tesa nel mondo del calcio: di destro, al 54', la bordata da trenta metri sorprende Sorrentino, scheggia il palo sinistro e finisce dentro la porta, sotto gli occhi della CurvaSud. Di seguito il boato d'esultanza per il gol del momentaneo 2-0 (la partita finirà 3-1 con doppietta di Cassano). "Oh, prima tiravo delle bombe, ora non arrivo neanche in porta", scherzava DeRossi con Balzaretti nei suoi ultimi anni di carriera. Su una cosa però l'eterno Capitan Futuro, non ha mai giocato: su quella maglia giallo e rossa e sul suo ruolo di tifoso in campo, che gli faceva gonfiare la vena non appena la palla entrava nella rete avversaria.
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De Rossi, diciassette anni fa il primo gol con la Roma – VIDEO
Oggi l'anniversario della rete contro il Torino, datata 10 maggio 2003
Il futuro di De Rossi come allenatore della Roma
Il passato di Daniele parla da sé, 18 anni alla Roma e il rammarico di non essere riuscito mai a vincere il giusto riconoscimento nella bacheca personale: solo due CoppeItalia e una Supercoppa (escludendo naturalmente la gloriosa Coppa del Mondo con la Nazionale del 2006). Il futuro invece è ancora tutto da scrivere: l'obiettivo (che i tifosi sognano) è quello di provare ad aggiornare il suo palmares, vestendo l'abito più elegante da allenatore della prima squadra. "Mi piacerebbe sedermi sulla panchina della Roma, ma non ho fretta di farlo accadere. Penso, presumo e spero che un giorno succederà, ma dovrà succedere perché sono diventato un bravo allenatore e non perché sono stato un calciatore importantissimo di questa squadra”, ha dichiarato DeRossi in una recente intervista. Sogno allo stesso tempo condiviso da papà Alberto, dal 1994 sulla panchina della Primavera, desideroso di passare il testimone per fargli iniziare una prima "gavetta" da coach. Ipotesi che sarebbe potuta diventare realtà, se il coronavirus non si fosse messo in mezzo a rallentare anche questo discorso: la rivoluzione prevista nelle gerarchie societarie, con l'upgrade di Alberto per un posto in dirigenza insieme a Petrachi e DeSanctis, è stata infatti rimandata. La Roma è intenzionata a far firmare un contratto di un altro anno all'attuale tecnico dei giovani giallorossi, posticipando il ricambio dinastico in panchina.
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