Daniele De Rossi si presenta al Boca Juniors. Dopo l'arrivo a Buenos Aires tra l'entusiasmo dei tifosi, i primi allenamenti e l'assaggio di 'Bombonera' - anche se fuori dal campo - nel match contro l'Huracan, l'ex capitano della Roma incontra la stampa. Nel Salón Filiberto, proprio all'interno della casa degli Xeneizes, il numero 16 degli argentini parla per la prima volta per raccontare la sua scelta e le sue sensazioni: appuntamento fissato per le 16 locali, le 21 italiane. Accanto a lui il patron del Boca Juniors, Daniel Angelici.
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De Rossi: “Avevo bisogno di stimoli e gente seria. Voglio dare al Boca quello che avrei dato alla Roma” – VIDEO
L'ex capitano giallorosso rilascia le prime dichiarazioni da giocatore xeneize: "Burdisso è stata per me una garanzia, ho bisogno di gente seria. Tutti quelli che amano il calcio dovrebbero fare un'esperienza come questa"
DE ROSSI IN CONFERENZA
Dopo un breve video di introduzione, prende la parola il presidente del Boca Juniors Daniel Angelici che presenta Daniele De Rossi con qualche parola in italiano: "E' un piacere essere qui oggi con Daniele e dargli il benvenuto". Poi in spagnolo: "E' un orgoglio per me, gli diamo il nostro benvenuto ufficiale ma prima voglio ringraziare Burdisso. Se De Rossi è qui il merito è tutto suo. L'accoglienza che gli hanno dato all'aeroporto mi ha emozionato, anche dall'Italia mi hanno ringraziato per questo".
Ecco le prime parole di De Rossi.
Cosa ti ha raccontato Burdisso?
"Burdisso mi ha raccontato tanto del Boca, altre cose le avrei scoperte da solo. Chi non sta dentro lo stadio non può capire cosa vuol dire farne parte. E' uno spettacolo, ma ho trovato oltre al lato affettivo un club serio. Anche più di quanto mi aspettassi".
Cosa dici dei tifosi?
E' qualcosa di incredibile, anche vista l'ora al mio arrivo. Non posso che ringraziarli facendo il mio lavoro in maniera seria. E' uno stimolo e una spinta in più per fare il mio lavoro. In questi giorni abbiamo fatto altro, abbiamo festeggiato, ma io devo essere un calciatore serio e questo mi dà tanta responsabilità.
Perché e quando hai detto sì al Boca?
Non ricordo quando è stata la prima proposta. Una volta ufficiale la notizia del mio addio alla Roma, abbiamo iniziato a sentirci con Burdisso e lui era intenzionato a portarmi qui. Io gli ho detto subito che probabilmente era un 'sì', poi ci ho pensato. A 36 anni, cambiare così tanto poteva spaventarmi. Il sì è stato per la mia voglia di giocare a calcio in un ambiente stimolante. La mia prima garanzia è stato Burdisso, mi ha detto che il presidente è un uomo onesto e che qui si fanno le cose per vincere. E io mi fido di lui. Non mi avrebbe portato in un posto in cui sarei stato male.
Cosa ti hanno raccontato per portarti ad accettare? Cosa è successo in questi due mesi, hai pensato di ritirarti?
Io sono un giocatore che parla poco, non mi piace parlare del mio futuro. Non avevo intenzione di ritirarmi, sono uscite cose non vere ma non ho un profilo social attivo e non sentivo il bisogno di smentire. La smentita è arrivata quando ho detto sì. In certi casi è meglio stare zitto. Penso che tutto quello che ho visto qui è una continua conferma che è il posto giusto per lavorare. Io non ho bisogno che mi raccontino di strutture fantascientifiche, ma ho bisogno di gente seria, io voglio giocare a calcio. In un ambiente che mi dia stimoli, la cosa importante è come vivo io il calcio, 24 ore al giorno, non voglio un posto che mi spenga.
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C'è una data precisa per il tuo debutto?
Io mi sono sempre allenato, anche quando stavo fermo. Però un conto è correre da soli e un conto è toccare il pallone e fare contrasti. Avrò bisogno di qualche giorno, una settimana, 10 giorni, un mese, non lo so. Poi deciderà il mister che ha l'obbligo di pensare alla squadra e non a me. Quando sarò in forma e in grado di dare qualcosa mi butterà dentro. Ieri sarei entrato vestito in borghese, ma una partita in più o in meno non cambia. C'è tempo.
I tuoi obiettivi?
Sono gli stessi del Boca. Vincere la Libertadores e vincere tutto. Sono qui per aiutare, ovviamente spero che mercoledì le cose vadano bene. La squadra è concentrata, mi piacerebbe debuttare in questa competizione. E mi dispiace per questa giornata perché potrebbe distogliere i miei compagni dalla cosa più importante.
Cosa ti ricordi di Zarate e Tevez?
C’è stata grande rivalità negli anni, forse più con Mauro vista la rivalità cittadina. Qui c’è il River che è molto forte, come lo era anche la Lazio, nei derby ci siamo dati qualche botta ma c’è rispetto. Tevez ha giocato in squadre superiori alla mia e verrà ricordato nel futuro. Loro e tutti gli altri mi hanno accolto in una maniera incredibile e questo mi emoziona. E’ bello che vengano i tifosi all’aeroporto, ma è importantissimo che i compagni mi facciano sentire subito uno di loro. Mauro e Carlos parlano bene italiano, ma anche io con lo spagnolo mi difendo.
Diresti a un tuo collega europeo di venire qui?
Io non devo chiamare i miei compagni per dirgli di venire qui, non è quello il mio lavoro. Ogni giocatore però dovrebbe vivere quello che sto vivendo io, se ti piace giocare a calcio, se ti piace la passione, nessuno dovrebbe fare a meno di un’esperienza così.
Quanto è stato importante Maradona nella tua scelta?
Lo è stato da quando ho iniziato a seguire il Boca. Quando ho cominciato a capire qualcosa di calcio ho vissuto gli anni subito successivi al grande Napoli di Maradona, che sono stati gli anni migliori. Non puoi non innamorarti di lui, da lì ho seguito qualcosa e poi l'obiettivo si è spostato su questa follia che c'è qui. Da lì è nato tutto, poi la scelta ha toccato anche gli altri ambiti come quello personale e professionale.
Era una scelta naturale dopo 20 di Roma?
Questo è il segno che sono fatto così. Ho vissuto 20 anni in un ambiente di matti, vivendo il calcio 24 ore al giorno. Ho sempre fatto questo lavoro con professionalità, anche se magari avrei vissuto in maniera più rilassata in altri luoghi. Ho scelto questo posto perché più matti di quanto si è qua non si può essere. E comunque vada questa stagione a livello umano mi arricchirà tanto, migliorerò tanto e la mia famiglia con me.
Cosa puoi dare al Boca e dove puoi migliorare?
Devo scoprirlo. Si può migliorare a qualsiasi età, dal punto di vista dell’emozione e dell’energia. Spero di dargli qualcosa, alla squadra e ai compagni. Il mio obiettivo è provare a dargli quello che avrei voluto dare ai miei compagni della Roma. Non sono Messi o Maradona e non segno tanti gol, ma quando sarò in forma potrò dare una mano alla squadra.
Arriva poi la dedica di alcuni bambini, che leggono la frase di De Rossi riportata nel video annuncio del Boca: "L'importante è compiere i propri sogni", diceva il centrocampista. "Ancora più importante è compierli in famiglia", ha aggiunto il piccolo tifoso. Che poi ha portato in dono le maglie del Boca Juniors con il numero 16 sulle spalle e i nomi di tutti i componenti della sua famiglia: Sarah, Gaia, Noah e Olivia. "Con queste maglie faranno il tifo per te con tutto il cuore": un siparietto emozionante, tutto in italiano.
E De Rossi coglie l'occasione per chiudere con un'ulteriore considerazione: "Ho sentito diverse cose false in questi due mesi, come che alla mia famiglia terrorizzava vivere qui a Buenos Aires. E questo non è vero, ci tenevo a dirlo. Se avessi pensato di aver cresciuto dei figli e sposato una moglie che non possono vivere in un posto dove vivono altri 14 milioni di persone sarebbe stato un errore in passato. Noi siamo felicissimi di essere qui e questa è l'ennesima dimostrazione del cuore di questa gente, vi ringrazio.
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