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Cicinho a FR: “La mia Roma meglio dell’attuale. Per vincere manca la mentalità dei più esperti”

L’ex terzino parla anche di Marcos Antonio, centrocampista dello Shakhtar accostato ai giallorossi: “Grande giocatore, ma non è ancora pronto per caricarsi le responsabilità di una squadra del genere”

Dario Marchetti

Cícero João de Cézare, in arte Cicinho, è rientrato in Brasile nell’estate del 2012 dopo aver trascorso i suoi anni migliori di carriera nella Roma. Il sogno, però, svanisce una volta tornano in patria dove avrà molti problemi legati alla depressione e che sfoceranno nell’alcolismo. Situazione difficile, ma che supera grazie alla moglie Marry De Andrade. Ora è cambiato tutto e ha aperto un centro di formazione per giovani atleti con l’obiettivo di aiutarli soprattutto dal punto di vista psicologico. In esclusiva a Forzaroma.info, parla dei suoi anni nella Capitale. “La mia Roma giocava meglio di quella di Fonseca” dice l’ex terzino, che si sofferma anche sugli addii di Francesco Totti e Daniele De Rossi“Erano speciali. Adesso non sembra neanche più la stessa squadra”. Insomma, tanti i temi trattati da Cicinho: dal suo arrivo a Fiumicino al litigio con Spalletti, passando per gli obiettivi Champions dell’attuale Roma e delle mosse di mercato dei giallorossi. Di seguito l’intervista integrale:

E’ un periodo difficile con la diffusione del Coronavirus, lei come sta? Com’è la situazione in Brasile? 

Io sto bene. Qui in Brasile la situazione è più tranquilla rispetto all’Italia perché siamo riusciti a proteggerci con anticipo.

In Italia crede sia possibile terminare la stagione?

Credo sia difficile perché non è stata ancora fissata una data precisa e non solo degli allenamenti, ma anche di quando tutto ritornerà alla normalità. Credo che le istituzioni e l’Uefa abbiano preso la decisione giusta fermando ogni cosa perché così si possono salvaguardare le vite di tutti.

Qualora riprendesse il campionato crede che la Roma possa arrivare in Champions?

Si penso di si, la Roma è sempre stata una squadra forte anche se in un momento come questo non si può tralasciare il lato emozionale del calciatore.

Le piace la Roma di Fonseca?

Mi piaceva più quella di Spalletti. Ma ogni tecnico poi ha la sue qualità e il suo modo di far giocare la squadra. Da tifoso comunque dico che la mia Roma giocava meglio.

La Roma sta seguendo per il centrocampo Marcos Antonio dello Shakhtar, che ne pensa?

E’ un grande calciatore e giovane, ma credo che non sia ancora pronto per caricarsi sulle sue spalle le responsabilità di una squadra del genere. Resta un buon prospetto, ma non è pronto.

Seguendo la Roma dall’esterno, secondo lei cos’è mancato per vincere?

Secondo me è venuto meno la mentalità dei calciatori più esperti. E’ questo che manca alla Roma.

Che effetto le fa vedere la Roma senza Totti e De Rossi?

Non sembra più la stessa. C’era qualcosa di molto speciale quando loro giocavano con la maglia giallorossa. Per me sono i più grandi calciatori che la Roma abbia mai avuto, erano speciali.

Qual è il suo ricordo più bello a Roma?

Il ricordo più bello è quando sono arrivato all’aeroporto di Fiumicino e ho ricevuto l’affetto dei tifosi romanisti. Ma rigiocherei volentieri anche la partita contro il Real Madrid in Champions League al Bernabeu che vincemmo per 2-1.

Cosa è successo con Spalletti prima della Supercoppa con l'Inter per non essere convocato?

Abbiamo discusso in allenamento perché per tutta la settimana ero stato provato come il titolare e il giorno prima della partita mi ha tolto dalla formazione. Poi abbiamo parlato e ci siamo chiariti. Il rapporto è tornato buono.

Dopo il primo addio alla Roma, iniziano i problemi con l’alcool che lei stesso ha raccontato.

Non avevo più la voglia di giocare. Ero in depressione e non sapevo ancora di avere questo problema.

Cosa c’è nei suoi progetti futuri?

Oggi ho una grande centro di formazione per atleti dove facciamo anche un lavoro psicologico per non commettere gli stessi sbagli che alcuni grandi calciatori anche hanno commesso a inizio della loro carriera.