Lo storico terzino sinistro giallorosso Vincent Candela è stato intervistato da Sky Sport per la rubrica I signori del calcio in onda domani, il francese ha espresso le sue valutazioni sull'attuale tecnico romanista ed ha raccontato le emozioni di uno scudetto indimenticabile. Queste le anticipazioni delle sue dichiarazioni:
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Candela: “E’ l’anno decisivo per Garcia, vincere a Roma è qualcosa di difficile da spiegare”
L'ex terzino della romanista, interrogato sul campionato giallorosso appena cominciato, ha parlato di Garcia e dei suoi dolci ricordi romani
Analisi dell'operato di Garcia.
"Garcia è arrivato tre anni fa. Il primo anno mi ha sorpreso veramente, a livello comunicativo e a livello di squadra, per come giocava. Ha dimostrato di essere un grande allenatore. L’avevo visto vincere con il Lille in Francia, però il campionato italiano è una cosa diversa, è un po’ più difficile e non ha vinto. L’anno scorso sono rimasto un po’ deluso perché pensavo potesse vincere. Abbiamo perso in Coppa Italia con il Napoli, in Europa League con la Fiorentina, qualcosa di più me l’aspettavo. Quest’anno è l’anno decisivo, nel senso che penso dipenda da Garcia gestire e far capire ai giocatori come dare il 200%, far capire il senso di appartenenza alla Roma, come giocare da squadra e non da individualisti. Ci sono tanti giocatori, tanti sono nuovi e ognuno, non solo nel calcio, ma in generale, oggi pensa un po’ troppo a se stesso. Questa è la grande difficoltà nel gestire una squadra perché si vince in 22, non con un solo giocatore".
Lo scudetto in giallorosso.
"Lo Scudetto con la Roma è difficile da spiegare, fu qualcosa di magico, di straordinario. Lo metto allo stesso livello della Coppa del Mondo (Francia 1998, ndr), anche se sono francese. Abbiamo vinto in Francia e c’era un milione di persone sugli Champs-Élysées, al Circo Massimo erano un milione e mezzo! Quella Roma era una squadra formata da tanti campioni, però siamo riusciti a gestirla. C’era mister Capello, per lui non era facile, era il suo secondo anno alla Roma, gestì bene la squadra, era un vincente (…) non solo Cafu, Batistuta, Totti, Aldair, Zago e Zebina, è proprio tutta la squadra che durante un anno fa la differenza (…) il popolo romano spesso mi hanno fatto sentire come un gladiatore, questo per dire quanto è importante per un giocatore giocare in una società come la Roma".
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