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Benatia e gli altri: i recenti casi estivi della storia giallorossa

Da Emerson a Chivu, le lunghe trattative che hanno tenuto col fiato sospeso i tifosi romanisti

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Passare un'estate tranquilla? Per i tifosi della Roma è un'utopia. E' vero, è arrivato Juan Manuel Iturbe. Un super acquisto che ha trasmesso entusiasmo all'ambiente, soprattutto per lo "sgarbo" fatto alla Juventus nemica storica. Ma occhio, perché il tormentone reale è ancora in fase di sviluppo e riguarda Mehdi Benatia. Il difensore marocchino appeso ad un filo: resta o va via? Probabilmente avremo la risposta definitiva soltanto ad inizio settembre, quando il mercato sarà finito.

Tutto ha avuto inizio a fine maggio, con le interviste evitabili ed inopportune e la sgradevole polemica sulla proposta d'aumento d'ingaggio della Roma, definita "ridicola" dallo stesso Benatia. Un fulmine che ha squarciato il limpido cielo giallorosso. Gli effetti si vedono ancora oggi. Siamo a metà luglio e il futuro dell'ex calciatore dell'Udinese è avvolto nel mistero. Rimarrà? Se sì, con quale spirito? Andrà via? Se sì, a quali cifre? Staremo a vedere. La storia ne ricorda da vicino altre. Interminabili e logoranti telenovele di mercato che hanno tenuto col fiato sospeso i tifosi giallorossi per mesi. Sin dal 1999. All'epoca i protagonisti si chiamavano Vincent Candela e Marco Delvecchio. Entrambi in polemica con società e tifosi, desiderosi di lasciare la Capitale dopo il biennio zemaniano. Fu Fabio Capello a riprenderli per i capelli, trattenendoli a Roma con forza e facendone due pilastri dello squadrone che avrebbe poi vinto lo scudetto nel 2001.

Nel 2004, altra lunga storia. Dieci anni fa, tondi tondi. Emerson, il tormentone a puntate che non finiva mai. Un contratto in essere tra le parti, la Roma in difficoltà economiche, la scelta del calciatore di andar via. Ma non ad una società qualsiasi: la Juventus di Moggi. Il presidente Sensi e in particolare Franco Baldini (all'epoca ds) tentarono in tutti i modi di piazzarlo all'estero, soprattutto in Spagna, ma il Puma alla fine ottenne quanto desiderato. Tanto da non presentarsi nemmeno al raduno estivo della squadra, spedendo al club il famoso e disgustoso "certificato di depressione". Soldi più Brighi. Il compromesso finale rese molto felici Emerson e Moggi, meno la Roma. Nell'estate 2005 fu il turno di Antonio Cassano, giunto ad un anno dalla scadenza del suo contratto. Le eccessive richieste economiche del talento barese raffreddarono ogni ipotesi di rinnovo. Il giocatore, ormai in rotta con l'ambiente e gran parte dei compagni, non trovò acquirenti estivi e rimase in giallorosso da separato in casa sino a gennaio 2006, quando (per soli 5 milioni di euro) fu ceduto al Real Madrid.

Negli anni targati Rosella Sensi non sono mancati i casi spinosi di mercato. Nell'estate 2007 ricordiamo l'intricatissima vicenda legata a Cristian Chivu. L'entourage del difensore romeno, forte di un accordo solidissimo con l'Inter, respinse ogni tentativo della Roma di piazzare il calciatore all'estero. Il ds Pradè propose soluzioni spagnole (Barcellona e Real Madrid), ma Chivu, spalleggiato dai suoi agenti, rifiutò tutte le destinazioni alternative. Accordo finale: 13 milioni più Andreolli. Un anno più tardi, stesse parti in causa. Diverso il protagonista: Alessandro Faiolhe Amantino, semplicemente Mancini. 13 milioni cash sborsati dall'Inter al termine di un duro braccio di ferro. Poi gli anni "americani". La prima estate (culminata con il closing del 18 agosto 2011) vide un Walter Sabatini solo al comando, impegnato a costruire la prima Roma della nuova era. Con due tipetti assai ingombranti sul groppone: Jeremy Menez e Mirko Vucinic. Entrambi stanchi di Roma e della Roma. Spedito in Francia (al PSG) il primo per la modesta cifra di otto milioni di euro, alla Juve il secondo dopo un'estenuante trattativa (15 milioni). Ora è la volta di Benatia, l'ultimo degli scontenti. Un tormentone che ha fatto, fa e farà discutere. Chissà ancora per quanto.