Gabriel Omar Batistuta torna a Roma: oggi il Re Leone, protagonista dello scudetto giallorosso del 2001, ha partecipato alla Festa del Cinema della Capitale per presentare "El numero nueve", documentario sulla sua vita. Nel corso della conferenza stampa di presentazione, Batistuta si è soffermato anche su alcuni temi legati a casa Roma. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
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Batistuta alla Festa del Cinema: “Quando giocavo per la Roma sembravo nato qui per quanto davo”
Il Re Leone dalla presentazione del suo "El numero nueve": "De Rossi sta vivendo emozioni uniche al Boca Juniors. Totti è stato nel calcio per oltre vent'anni, ed è stato Totti. È dura capire che non lo sei più. Con lui avrei potuto vincere...
Sul passaggio da Firenze a Roma.
“Sono sempre stato trasparente con la gente, ho detto ai tifosi perché andavo a Roma: Firenze mi ha capito, io ho continuato ad amarla. Mi sono imposto il professionismo, quando giocavo per la Roma sembravo nato lì per quanto davo".
Sul gol contro la Fiorentina.
“Le lacrime raccontano che ho dato tutto. In quel momento dovevo fare il massimo per la Roma, ero come un impiegato che lavorava.”
Sulla Roma e la Fiorentina.
"Quando i giallorossi e i viola torneranno a vincere? Non è facile, è un percorso che va fatto. Ci sono tante componenti che fanno sì che una storia abbia successo. Possono? Sì, possono tornare a vincere. È facile? No, dico di no. A Firenze ora c'è molto entusiasmo, ma senza lavoro non basta".
Su Totti e De Rossi.
"Daniele sta vivendo emozioni uniche al Boca. Purtroppo abbiamo perso il doppio Superclasico di Libertadores. Ma resta un'esperienza unica che è riuscito a fare prima di smettere. Totti? I calciatori hanno paura di essere lasciati soli una volta che smettono di giocare. Francesco è stato nel calcio per oltre vent'anni, ed è stato Totti. È dura capire che non lo sei più. Io sono stato fortunato, tra virgolette, perché le mie caviglie mi hanno aiutato a convincermi. Lui sentiva di poter ancora giocare, non ai livelli della Serie A, ma poteva altrove. Non mi sento di potergli dare consigli che possono aiutarlo. Con lui alla Roma potevo vincere altri due o tre scudetti. Io ho cercato altre vie. Sono andato in Argentina, mi sono messo in campagna, ho fatto crescere i miei vitelli, ho provato a prendere il brevetto di pilota di aereo. Altre cose che possono distrarti. Poi piano piano capisci che c'è una vita oltre il calcio, anche più bella. Il pallone è una parte importante, ma non è tutto. Devi viaggiare, goderti i figli che poi crescono... Bisogna pensare anche alle cose semplici".
BATISTUTA A GAZZETTA.IT
Quanto ti emoziona essere a Roma dove hai vinto uno scudetto?
Tornare in Italia è sempre un'emozione per me, qui mi sento a casa. Passare a Roma a trovare gli amici, vedere lo stadio dove abbiamo vinto, dove sono riuscito a fare finalmente quello che ho cercato di fare per 10 anni a Firenze è un'emozione particolare. I tifosi si ricordano ancora di quelle gesta, è un piacere. La stessa cosa mi capita a Firenze, anche se lì il rapporto è diverso, mi sento più a casa. Non mi sembra di tornare a Firenze, mi sento a casa.
Dzeko è nella fase giusta per raccogliere la tua eredità e portare in alto?
Certamente, non è un giocatore che ha cominciato gol e a fare bene ora. Ha i suoi anni di carriera, è pronto. Certo, da solo è dura raggiungere qualsiasi obiettivo. Va accompagnato come si deve, così ha tutte le carte in regola per riportare lo scudetto a Roma.
Ti senti di dare un consiglio a Totti?
Io quando ho smesso ho cercato di recuperare quello che non mi ero goduto fino a quel momento: i bambini, la moglie, viaggiare liberamente, non svegliarsi con i dolori. Poi piano piano scopri altre cose. Non sarà mai come il calcio, ma si può vivere tranquillamente anche senza il calcio.
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