L'ex giocatore della Roma Federico Balzaretti è intervenuto a "Radio Radio", dove ha parlato della sua esperienza in maglia giallorossa e risposto alle domande degli ascoltatori. Queste le sue dichiarazioni:
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Balzaretti: “Volevamo Haaland ma lui non ha scelto la Roma. Ibanez deve migliorare”
L'ex terzino giallorosso: "Sabatini si affida alle intuizioni, ha una capacità di riconoscere il talento straordinario. Il metodo di Monchi era più analitico"
La Roma ha avuto anni fa la possibilità di acquistare Haaland?
Halaand non era stato promosso dalla Roma, di più. Abbiamo parlato tante volte con il papà e l’entourage, quindi era stravoluto. Ma credo non abbia scelto la Roma, come la Juventus, per un percorso tecnico. Lui scelse di andare a Salisburgo per il progetto tecnico, perché l'Austria ti dà la possibilità di giocare subito. In Italia magari avrebbe avuto più difficoltà all’inizio. Anche la scelta del Borussia Dortmund dopo il Salisburgo è stata coerente, ha voluto fare un altro step. Ora sembra pronto per il salto finale in una squadra top".
Cosa vi siete detti nello spogliatoio dopo il 26 maggio?
Il derby perso in finale di coppa Italia è stata la giornata calcistica più brutta della mia carriera, è stato un trauma. Non ho parlato per due giorni, anche mia moglie e le mie figlie si ricordano di quanto fossi stato male quel giorno. E' una ferita che fa sempre male ricordare.
Che rapporto hai con i tifosi laziali?
Buono, sono una persona serena, molto equilibrata. Ho amici che sono della Roma e anche alcuni della Lazio. Loro mi ricordano del 26 maggio, io del gol al derby. Sono contento di essere rimasto molto nel cuore dei tifosi giallorossi, anche perché a Roma non sono riuscito a dare quel che avrei voluto, specie nel primo anno. Nella seconda stagione avevo iniziato molto bene, ma dopo l’infortunio che poi mi ha fatto smettere non sono più riuscito ad esprimermi.
Walter Sabatini ti dice: "il tuo gol al derby ha inaugurato la serie di vittorie iniziali con Garcia, credo che nell'esultanza ti sia scoppiato il cuore per la gioia quasi impossibile da contenere".
Sabatini dice la verità. Lui è il mio papà calcistico, non ho mai lavorato con un direttore sportivo per così tanti anni. Il primo anno alla Roma è stato difficile. Ho voluto fortemente i giallorossi per la piazza e perché mi era sempre piaciuta la curva, anche per la difficoltà di mettersi in discussione. Quell’anno lì avevo tante opportunità in Italia e all’estero, ma ho scelto la Roma perché ci ho creduto fortemente. Nel primo anno ho avuto alti e bassi, non ho reso per quello che dovevo. Sono molto sensibile, tutta la sofferenza mista a gioia è venuta fuori con il gol al derby.
C'è chi considera Ibanez come il nuovo Beckenbauer e chi un giocatore normale. Cosa ne pensi? Se arrivasse un'offerta la Roma dovrebbe darlo via?
Ha delle potenzialità eccezionali, ha velocità e capacità tecniche di recupero sul campo lungo, che sono molto ricercate nel mercato di oggi, però non ha uno spiccato senso di percezione del pericolo. Leggevo un’intervista di Chiellini qualche giorno fa e diceva che il difensore deve pensare da pessimista. Qui Ibanez deve assolutamente migliorare per giocare ad altissimo livello, l’errore lo fa. Oggi al difensore si chiede di giocare da dietro e con una concezione di difensività meno spiccato. Una delle cose più importanti per un difensore è la concentrazione per novanta minuti, è una cosa che deve migliorare.
Quali sono le differenze tra il lavoro di Walter Sabatini e quello di Monchi?
Sabatini ha una capacità di conoscere il talento, un'intuizione, straordinaria. È qualcosa di clamoroso e paradossale. Una capacità di riconoscere il talento di Sabatini è unica. Il metodo di Monchi era più analitico, era molto più bravo di Walter nella organizzazione, nella parte più aziendale. Walter aveva un modo più estroso di approcciarsi al lavoro. Nzonzi non rientra negli errori dello scouting di Monchi, era un giocatore di trent'anni campione del mondo. Non era un giocatore da scoprire. Non si è ambientato a Roma, ma può capitare nel calcio.
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