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Balzaretti: “Smetto di giocare a calcio, ho ancora la pubalgia”. Baldissoni: “Si occuperà dei giovani in prestito” – FOTO – VIDEO

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L'ex terzino giallorosso ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha dato l'addio ufficiale al calcio giocato. Avrà un ruolo dirigenziale nel quale si occuperà di seguire i giovani ceduti in prestito

Redazione

Dopo tre anni nella Roma, nei quali ha vissuto grandi momenti - come dimenticare il gol nel derby -, ma anche lunghe sofferenze - l'anno di stop per pubalgia -, Federico Balzaretti è pronto ad affrontare una nuova sfida. Alle 12.00 l'ex terzino giallorosso ha tenuto una conferenza nella sala stampa del centro sportivo "Fulvio Bernardini" di Trigoria, nella quale ha comunicato il suo futuro.

"Grazie intanto per essere venuti. Per me questa è una giornata importante e cercherò di emozionarmi il meno possibile anche se non sarà facile. La prima notizia da dare è che smetterò con il calcio giocato. Purtroppo l'infortunio che ho vissuto nel corso di quest'anno e mezzo, questo problema alla pubalgia è ancora vivo e mi costringe a lasciare il calcio giocato. E' stata una decisione molto difficile da prendere ma obbligata da questo trauma che non mi permette di svolgere la professione come vorrei, cioè al 100%. Facendo una riflessione dentro di me è che la cosa migliore da fare, se non posso esprimermi al 100%, è di smettere di giocare. Si tratta di una riflessione maturata nell'ultimo anno. All'epoca dell'ultima conferenza stampa tenuta in questa sala, un anno fa, avevo due obiettivi, due sogni: quello di tornare con la squadra e quello di giocare ancora una partita. Questi obiettivi grazie alla grande passione per lo sport, al mio amore per il calcio e allo staff della Roma che mi ha seguito dando il 100% per me, grazie alle persone che mi hanno seguito e hanno lavorato con me (ne cito una su tutti, Fabrizio Iacorossi) sono riuscito a fare ancora questi due mesi e mezzo con la squadra. Mi sono così potuto togliere la soddisfazione di stare vicino a questo gruppo fantastico, che è riuscito a centrare un ottimo secondo posto. Entrando in campo e giocando, rimanendo in panchina sono rimasto con i miei compagni. Sono stati mesi veramente belli questi ultimi, e la più grande soddisfazione è stata quella di giocare ancora 90 minuti all'Olimpico, il mio stadio e di portare in campo i miei quattro bambini. Una soddisfazione che non dimenticherò mai. Anche gli applausi della gente... dentro di me sapevo che al 99% era l'ultima partita della mia carriera e la porterò dentro di me per sempre. Ci sono tanti ringraziamenti da fare, innanzitutto alla mia famiglia. Poi a tutti coloro che hanno condiviso con me tutti i momenti della carriera da calciatore. Quando si inizia a giocare, a 6 anni, l'obiettivo di tutti e quello di trasformare il proprio sogno in realtà, la propria passione in lavoro, anche se poi quello che noi facciamo è più un piacere che un lavoro. Quindi ringrazio tutte le squadre per le quali ho giocato: Toro, Varese, Siena, Juventus, Palermo e Roma che mi hanno accompagnato in questo percorso. I tecnici e tutte le società che mi hanno permesso di realizzare i miei sogni. Avere l'opportunità di indossare la maglia della Nazionale... è stato per me un percorso straordinario, al di là di ogni mia aspettativa. Ci tengo perciò a ringraziare tutti gli addetti ai lavori: voi, gli arbitri e in maniera particolare tutti quelli che sono stati i miei compagni di squadra. Ne ho avuto moltissimi nel corso della carriera e mi auguro con tutto il cuore di lasciare in loro qualcosa di bello come persona e come calciatore. Questo mi auguro per la mia carriera: di aver lasciato qualcosa in loro e nei tifosi, che sono il motivo per il quale noi realmente facciamo questo lavoro. Viviamo per essere applauditi, per poter condividere con loro e con i compagni di squadra le vittorie. Quindi un grazie sentito a loro e a tutti. Vi ringrazio davvero di cuore, è stato un percorso fantastico e rimarrete tutti nel mio cuore. Ora con Mauro inizierà un nuovo percorso che mi auguro sarà altrettanto bello e entusiasmante".

 

 

 

Prende la parola il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni.

"Come società pensiamo che le storie di successo siano scritte dagli uomini in grado di esprimere valori e trasferire valori sopra la media. Federico ha citato gli ultimi due mesi e mezzo della stagione scorsa, un periodo difficile per la squadra. Ha fatto un grande sforzo contro il dolore per tornare in squadra e dare il suo contributo. Il fatto di esserci, accanto ai compagni, è stato di incredibile valore e importanza e a noi non è sfuggito. Forse non è stato adeguatamente sottolineato all'esterno, ma la presenza di Federico ha dato grande forza a chi aveva bisogno di stimoli e motivazione in più. La sua esperienza e il suo carisma sono stati un valore inestimabile e a noi questo non è sfuggito. E' un momento triste questo ma è anche un passaggio. Abbiamo proposto a Federico di continuare con noi, con vestiti diversi magari: non in pantaloncini, per continuare a portare quel contributo in valori e conoscenza calcistica che non possono non essere apprezzati da una società che sta cercando di crescere e migliorare. Entrerà nello staff della direzione sportiva con diversi compiti, alcuni dei quali li abbiamo già identificati e che riteniamo interessanti perché probabilmente non consueti. Questi possono consentirci di fare un lavoro ancora migliore con i nostri ragazzi. Vi lascio lo spazio per le domande, io mi consento soltanto un abbraccio a Federico (lo abbraccia, ndr)".

 

 

 

Spazio alle domande dei giornalisti.

L'anno scorso avevi un obiettivo e umanamente possiamo solo applaudirti. Ti chiedo, cosa farai? Come affronti questa nuova sfida?

"Grazie per i complimenti. Motivazioni sono tantissime. Dentro di me, anche se la voce non è fantastica perché c'è tanta emozione, sono molto molto sereno. Questa serenità me la dà la mia famiglia, mia moglie. Abbiamo affrontato insieme questa scelta e non vedo l'ora di iniziare questa nuova avventura. Io sono una persona con grandi obiettivi e che ha nella forza d'animo a livello mentale il mio punto di forza. Perciò darò il meglio in questa nuova professione che io voglio fortemente. Rimanere nel calcio, anche con un ruolo dirigenziale, è qualcosa che io sento mio e che voglio fare. Quindi ripeto: abbiamo già iniziato ad impostare questo lavoro e sono motivatissimo. Ho grandissima voglia di iniziare questa nuova avventura. Il ruolo di cui abbiamo parlato non è presente alla Roma in questo momento. Inizialmente mi occuperò dei ragazzi in prestito. E' un ruolo che mi piace molto perché mi occuperò di ragazzi nell'età più difficile. Ricordo quando andai in prestito al Varese: quei due-tre anni in cui essi dal settore giovanile e magari vai in prestito sono i più importanti per divenire un calciatore. Per cui cercherò di instaurare un rapporto diretto. Andrò a vederli in partita, in allenamento, cercherò di essere con loro anche una persona a cui si possono anche appoggiare. La voglio importare in questa maniera, la società ne è contenta e la cosa mi stimola moltissimo. Parlando con Mauro e Walter verranno certamente fuori altre cose perché quello della Roma è un progetto che si espande sempre più. Ci saranno quindi ulteriori ruoli che poi andremo a definire, però essendo una famiglia si farà tutto in collaborazione".

 

 

Sabatini ti ha già dato qualche consiglio?

"No. La prima cosa che mi ha detto è di andare a fare il corso da diesse. Inizierò questo corso a settembre, si terrà a Coverciano e durerà tre mesi. Ho chiesto di farlo perché è un ruolo che magari, tra 10 o 15 anni, andrò a ricoprire. Il calcio cambia velocemente e fare programmi a lunga scadenza, ma il direttore sportivo è ciò che vorrei fare nel mio futuro. Di consigli non me ne ha dati. Mi ha detto che avrà bisogno di me, della mia collaborazione. Lo conosco da 6 anni, dai tempi di Palermo. Ho un rapporto particolare con lui e a livello professionale lo reputo un direttore sportivo fantastico, forse il più bravo in questo momento. Anche a livello umano mi è sempre stato vicino, mi ha molto aiutato e gli sono molto riconoscente".

Ritieni che quest'anno ci siano le basi per fare l'ultimo salto di qualità dopo due secondi posti?

"Questo è ciò che la società si prefissa. Questo è ciò che la società sta mostrando: vuole colmare il gap delle ultime due stagioni. Poi c'è sempre il campo che deve dimostrare quelli che sono i valori sulla carta. La società si sta muovendo bene, il gruppo lo conosco ed è composto da ragazzi eccezionali. Non finirò mai di ringraziarlo per come sono stato trattato da loro in questi anni, perciò credo che ci sia la possibilità di fare il salto. L'obiettivo nella testa di tutti è quello ma dobbiamo dimostrarlo sul campo. Sappiamo tutti che durante l'anno ci saranno delle difficoltà, ma tutto il gruppo e l'ambiente (televisioni, radio e società) vedremo come reagiranno al momento in cui verranno a mancare i primi risalutati. E' impensabile che questa squadra vinca 38 partite ed è molto difficile che stia in testa dall'inizio alla fine. Magari succedesse! Quindi la crescita non deve farla solo la squadra, ma tutto l'ambiente qua a Roma: i giornalisti, i giocatori, la società, i tifosi, tutti. Non è solo la squadra che centra l'obiettivo, né solo la squadra, né solo i tifosi. Se si centra l'obiettivo lo si fa tutti insieme. Bisogna rimanere tutti dalla stessa parte, e ciò deve capitare soprattutto nei momenti di difficoltà."

Si è parlato del tuo ruolo negli ultimi mesi. Ora tu non avrai più un ruolo nella prima squadra?

"Non si sa. Quello che io ho chiesto è che nell'immediato non succeda perché nell'immediato non me la sentirei. Sono troppo coinvolto, conosco troppo bene i ragazzi. C'è bisogno e credo sia una scelta intelligente, di un minimo di stacco. Nella vita bisogna diventare bravi. Io non lo sono: devo diventare bravo. Studiare, fare esperienza e nel tempo spero di essere all'altezza della prima squadra. In questo momento però è solo un obiettivo".

Due curiosità: da calciatore hai vissuto un momento più bello del gol al derby. Che cosa ne pensi di Digne sul piano tecnico?

"Non credo sia ancora arrivato Digne. Posso dire che è un ottimo giocatore, senza dubbio. Qua a Roma sicuramente la cosa che rimarrà per sempre è il gol nel derby. Dal mio punto di vista ci sono naturalmente tante altre emozioni e fare una classifica è difficile. La stessa ultima partita che ho fatto, forse perché è un ricordo più vicino è stata senz'altro uno dei momenti più belli della carriera. Poi ci sono stati tanti campionati vinti, momenti fantastici all'europeo. Una classifica non riesco a fartela, ma di sicuro il gol al derby è stato un momento davvero bello."

C'è stato un momento preciso in cui hai pensato di interrompere la carriera da calciatore o è stata una decisione graduale, magari presa assieme alla società?

"E' stata graduale ma è andata quasi al contrario: purtroppo sono io che non sono riuscito a promettere alla Roma e a qualsiasi altro club le mie prestazioni. Quando hai un problema come il mio, un trauma così importante qualsiasi tipo di cura e terapia purtroppo sei tu stesso a doverti guardare allo specchio, a farti un esame di coscienza e a dirti: "Forse non riesco ad essere quel Federico Balzaretti che ero una volta. Un calciatore deve garantire 300 allenamenti e 50 partite l'anno. Se però sto sempre male, il dolore è continuo e così via, viene a mancare proprio la professionalità. Una volta che ho comunicato la mia scelta la società mi aveva già parlato di questa possibilità. Loro sono stati veramente fantastici perché trovare una società che si sobbarca le spese per un giocatore che non gioca per un anno e mezzo sono cose che fanno poche squadre. Mi hanno trattato come uno della famiglia. L'ho sempre detto: come immagine della Roma questa è una cosa fantastica. Arrivano tanti giocatori importanti e hanno tutti grande entusiasmo proprio per questo secondo me: perché si percepisce l'entusiasmo per questo progetto che stanno... ora mi ci metto anch'io, stiamo costruendo. Il fatto che non si tratta solo del calciatore, ma anche della persona, dev'essere un valore aggiunto di questa società. Avere avuto a 33 anni un'offerta del genere mi riempie di orgoglio, perché sono pochissime le persone che smettono di giocare e hanno un incarico così importante in una società così importante. Questo vuol dire che sono stato apprezzato come persona e come calciatore. Vuol dire che in questi tre anni ho lasciato un ricordo davvero importante".

Sono tanti i calciatori in prestito della Roma. Di questi quale reputi più in grado di tornare e fare una carriera alla Roma?

"Te lo dirò a fine anno (ride). Non lo so. Naturalmente conosco bene i ragazzi e ce ne sono alcuni più pronti. Ad esempio Sanabria, che adesso è in prestito, ti dico oggi che probabilmente potrebbe essere il più pronto a tornare. E' già un giocatore da prima squadra, tra virgolette. Andrò a seguire tutti i giocatori nella stessa maniera perché non ci dev'essere preclusione per nessuno. Si devono sentire come se la loro società, cioè la Roma, li guardasse tutti i giorni e li monitorasse. Si devono sentire parte di questa società ogni giorno anche se sono fuori. Dev'essere questa una motivazione molto importante per loro, il fatto di avere la possibilità di tornare e fare parte di questo gruppo fantastico".