Ma era o non era un marziano quello sbarcato nella Capitale all’inizio di luglio dello scorso anno? Perché meravigliarsi, quindi, se ‘sto marziano ha cominciato ad allenare anche i tifosi? A Roma una cosa del genere non si era mai vista, è vero; da queste parti, però, non s’era mai visto neppure uno come Mourinho. Roma Caput Moundi, scrive Mimmo Ferretti su La Repubblica. José si è preso un po’ di tempo, ha studiato uomini, cose e ambiente e ha stabilito che serviva una mossa Special, e cioè che andavano guidati, istruiti anche i tifosi. Come accaduto l’altra sera all’Olimpico durante il derby. Mou ha capito che poteva farlo. Che doveva farlo, anzi. Perché Roma è bella, e certe volte lo è ancora di più, però secondo il portoghese deve esserci un tempo per tutto, anche per lasciarsi andare alla gioia. Bisogna saper cogliere l’attimo. Mai prima, mai (troppo) dopo. Per migliorare gruppo e rendimento, teorizza Mou, occorre saper gestire le emozioni, trasformandole in energia positiva. Serve usare la testa. Sempre. Non era ancora terminato il primo tempo, la Roma era avanti di tre reti e, per questo, l’Olimpico aveva cominciato a “torellare” le azioni di Abraham e compagni, sfottendo con una serie infinita di “olè” la squadra avversaria. Come se tutto fosse stato già deciso, come se la partita fosse stata già vinta, anzi stravinta. Mou, più incazzato che infastidito, si è rivolto alla sua gente e ha ordinato di tacere, rafforzando con tutto il corpo quel diktat. C’è chi sospetta che, in realtà, l’abbia fatto solo per scaramanzia o per attirare su di sé l’attenzione, sta di fatto – però – che la gente gli ha dato retta, ha accettato l’ordine e ha ripreso a tifare solo pro e non più contro. La Roma ha continuato a controllare serenamente il gioco e alla fine ha stravinto il derby.
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Allenare anche il pubblico: la mossa special del marziano
Per migliorare gruppo e rendimento, teorizza Mou, occorre saper gestire le emozioni, trasformandole in energia positiva
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