Era un ragazzo appena uscito di casa, quando incontrò la Roma e comparvero i guai. Estate 2004, tournée americana; i giallorossi persero 3-0 contro il Chelsea di Mourinho, il quale nel secondo tempo aveva inserito il neoacquisto più scintillante: Arjen Robben, 20 anni, preso dal Psv Eindhoven. Ventotto minuti dopo l’olandese era già fuori: crack al piede dopo un fallo di Dacourt e relativa rissa in cui si distinse un giovane francese, Philippe Mexes. Non fu l’unica anticipazione di futuro: la frattura al metatarso per Robben fu il primo di tantissimi infortuni durante un’eccellente carriera. Dieci anni dopo, due settimane fa all’Olimpico, è stato Robben a spaccare la Roma e non viceversa. Rompere in senso sportivo, grazie anche a una continuità fisica che sembra migliorare nonostante l’età: «Vero, conosco meglio il mio corpo, so come dover lavorare e da oltre un anno non ho più guai seri», racconta sempre l’olandese. Lo segue un osteopata, fa un riscaldamento particolare, però pure Guardiola e il suo staff hanno la loro parte di merito.
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Il tifone Robben avvistato ancora lungo la fascia. Si salvi chi può
Garcia e i suoi uomini dovranno studiare un modo per riuscire questa sera ad arginare l'olandese
Meglio con Pep
Era il primo dei partenti quando venne assunto il catalano: «Me lo chiedevano tutti. Io troppo individualista, troppo attaccato al pallone per entrare nel sistema di Pep. Invece ho fatto con lui la miglior stagione della mia carriera». Vale a dire presenza fisica (45 partite, 37 da titolare) e qualitativa (21 gol e 14 assist). Al primo giorno di ritiro, un anno e mezzo fa, l’allenatore gli disse: «Goditi il calcio che sai fare. Hai segnato la rete decisiva in Champions e continuerai a segnare, divertiti e sii felice». L’olandese ha raccontato a Marti Perarnau che la botta di autostima gli ha fatto subito capire che il rapporto sarebbe stato splendido. L’allenatore lo ha messo al centro dell’impianto tattico offensivo togliendogli le rincorse fin nella propria area perché Guardiola non vuole che gli esterni corrano per 80 metri all’indietro, ma venga usata una copertura più collettiva. Ha funzionato. «Mi sento molto bene fisicamente, anche se anche ieri sono passato dal medico per un controllo. Sono felice, posso giocare come voglio, mi piace questo Bayern», racconta adesso mentre spiega di non aspettarsi una partita come quella di Roma perché «risultati così non si vedono ogni anno».
Rigori e rivalse
Sabato ha calciato di nuovo un rigore, segnando al Borussia, anche se Guardiola aveva deciso che lui non era più fra i tiratori. Ci fu qualche screzio nella stagione scorsa e pesavano anche i due errori «indimenticabili» del 2012 contro Borussia Dortmund e Chelsea. Gli unici due falliti in 16 tentativi con il Bayern, in pratica però costarono lo «scudetto» e la Champions League. Il tecnico gli toglie anche l’ultima proibizione? Da un labiale a bordo campo con Müller, sostituito, pare che Pep non fosse così sicuro, però Robben si è preso un’altra rivalsa sui borussiani. La Roma spera che il fallo con frattura di dieci anni fa sia stato già «sanato» con la tempesta che Robben scatenò all’Olimpico.
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