La Roma stasera a Pescara ritrova il suo ex allenatore che si è seduto sulla panchina giallorosso per ben due volte: Zdenek Zeman. Lui è uno che ha sempre diviso l'opinione pubblica e gli addetti ai lavori, come evidenzia Alessandro Angeloni su Il Messaggero: c’è chi lo esalta sempre e comunque, scoprendo vittorie anche quando non ci sono e c’è chi lo prende in giro per qualsiasi cosa, per come parla, per i concetti ripetuti, sempre gli stessi, fino alla noia. Chi lo amato in passato e chi ha sognato con lui, oggi lo detesta, accollandogli responsabilità di quei sogni infranti, considerandolo un nemico della Roma (ma tanto di nemici oggi se ne vedono pure se non ci sono...); c’è pure chi non lo ha mai considerato e oggi, che è diventato “innocuo”, finisce con l’apprezzarlo un po’ di più.
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Zeman, la forza del paradosso: vince sempre anche se perde
C’è chi lo esalta sempre e comunque, scoprendo vittorie anche quando non ci sono e c’è chi lo prende in giro per qualsiasi cosa, per come parla, per i concetti ripetuti
Ma chi ha ragione, dov’è la verità? Zeman è un sentimento doppio: amore e rancore. Un maestro di calcio, un maestro di vita e un ciarlatano, un fastidioso grillo parlante. L’equilibrio è difficile trovarlo.
Totti lo ha più gestito che creato, perché il capitano era forte di suo, ma a Zeman deve tanto. L’ha saputo far crescere come si deve e lo ha reso longevo. Le vittorie di Zeman sono da considerare quelle legate alla valorizzazione dei calciatori, al di là delle sue battaglie dialettiche che effettivamente sono ormai ripetitive. E la Roma ne sa qualcosa: vedi Lamela, Marquinhos e Osvaldo, rivenduti a prezzo d’oro, con tanto di meriti ascritti a Sabatini.
Ma le plusvalenze, dice bene Ventura, le fanno gli allenatori e in questo Zdenek è un maestro, temine usato ultimamente per prenderlo in giro. Ma pure lui su qualche calciatore ha toppato, vedi Tachtsidis-De Rossi, vedi Goicoechea e tanti altri.
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