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rassegna stampa

Stadio, battaglia sulle opere. E i privati non pagano il ponte

L’accordo tra Campidoglio e proponenti ha lasciato ancora diversi aspetti da limare

Redazione

E' già passato un mese dalla stretta di mano in Campidoglio che, lo scorso 24 febbraio, sancì il “patto per Tor di Valle”. Ma, sotto traccia, tra l’amministrazione di Virginia Raggi e i privati che vogliono costruire il nuovo stadio della Roma, come sottolinea Lorenzo De Cicco su Il Messaggero, è in corso una trattativa serrata e diversi nodi devono ancora essere sciolti. Tanto che la delibera con cui la giunta dovrebbe modificare il progetto varato dall’ex sindaco Marino nel 2014 potrebbe slittare ai primi di aprile. Andando oltre la scadenza del 30 marzo fissata dalla Regione in conferenza dei servizi.

L’accordo con i proponenti ha lasciato ancora diversi aspetti da limare. Non sulle cubature, che verranno dimezzate ma sulle opere pubbliche. Sembra destinato a saltare il contributo da 70 milioni di euro che i privati avrebbero dovuto versare per costruire il nuovo ponte sul Tevere. Se verrà realizzato, il Campidoglio proverà a utilizzare i fondi stanziati dal Cipe per il Ponte dei Congressi, nel caso in cui quest’opera dovesse arenarsi. Uno sconto – di fatto un regalo – che farà piacere ai privati. Forse per bilanciare, ora la trattativa si sposta su altri temi. Diversi esponenti M5S infatti considerano «utili ai privati» alcuni interventi che la vecchia delibera Marino valutava invece «di interesse pubblico». Un esempio? La messa in sicurezza del Fosso di Vallerano, fondamentale per scongiurare il rischio inondazioni. Il costo dell’operazione si aggira intorno ai 12 milioni, ma secondo pezzi della maggioranza questo intervento favorirebbe soprattutto le costruzioni private e quindi non andrebbe annoverato tra le opere pubbliche (che generano cubature).

La giunta, come ha detto anche il neo-assessore Montuori, vorrebbe almeno 16 treni l’ora sulla Roma-Lido per trasportare circa 19-20mila persone allo stadio. Ecco perché i 2 convogli che i privati si sono impegnati ad acquistare dopo l’accordo (inizialmente ne erano previsti 15) sono giudicati troppo pochi.