Dopo la doppia vittoria in trasferta Spalletti è tornato a Roma con un solo obiettivo: non arrivare più secondo, come scrive Alesandro Angeloni su Il Messaggero. Usando l'occhio a mezz'asta (cit proprio del tecnico giallorosso) ha guardato chi in Italia ha fatto il cannibale e ha indicato la strada maestra. «Siamo in un momento di cambiamento: non ci garba più essere belli, ci piace essere vincenti», parole e musica del tecnico di Certaldo appena dopo la più brutta vittoria della sua gestione, 27 novembre, Roma-Pescara.
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Spalletti, se la bellezza non piace più
Il tecnico: «Siamo in un momento di cambiamento: non ci garba più essere belli, ci piace essere vincenti»
Stesso refrain anche nel post Empoli, dove (forse) questa Roma avrebbe vinto. Quella bella, invece, è stata fermata sullo 0-0. Teorie, per carità, ma figlie di una situazione che, come sostiene Spalletti, doveva cambiare ed è cambiata.
La sua Roma è sempre stata bella, bellissima, piaciona, spesso anche bambina, è stata una squadra poco concreta, che a volte subiva rimonte di troppo.
«Noi facciamo sempre le cose per essere bellissimi e poi perdiamo ordine, la facciamo troppo facile. Bisogna imparare a vincere le partite anche quando non siamo belli», il suo ultimo cavallo di battaglia. Alla vigilia della sfida di Marassi, Lucio ha fatto di nuovo riferimento proprio al cannibale, ovvero alla Juventus. «Vincere come fanno loro, avere gli stessi obiettivi. Dobbiamo essere come la Juve se vogliamo raggiungerli. Serve il mestiere che hanno loro nel portare a casa alcuni risultati e la bravura di cogliere l'attimo a saper valutare bene il momento importante. Noi dobbiamo consolidare quanto visto nell'ultimo periodo, perché per vincere la Roma ha bisogno di essere bellissima per portare a casa i tre punti». La Juve rivale e modello.
Oggi la Roma ha imparato a vincere, segnando un solo gol e dando a tratti la sensazione di impenetrabilità. Concreta, o cazzutissima, tanto per riproporre il termine usato sia dopo il Genoa sia dopo l'Udinese da Spalletti.
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